Ansia, preoccupazione e anche un po’ di rabbia sono
i sentimenti espressi da Domenico Filosa per il futuro del pane, della categoria e non solo.
«Abbiamo avuto degli aumenti spaventosi a partire dalla farina, passando per il confezionamento e, non ultime, le fonti energetiche, gas ed elettricità.
Le bollette sono raddoppiate, se non addirittura triplicate.
La farina di grano tenero è aumentata di circa il 20%;
la semola rimacinata di
grano duro è arrivata a costare 90 euro al quintale, mentre prima, la migliore, costava 45 euro al quintale.
La situazione tra Russia
e Ucraina peggiorerà un momento storico che è già
critico: i molini ci hanno
già avvisato di altri possibili aumenti, perché hanno grosse difficoltà di approvvigionamento
del grano.
I panifici hanno dovuto
già ritoccare al rialzo il costo del pane del 20-30%, ma
a breve saremo costretti
ad altri aumenti perché
anche i fornitori non
possono garantirci prezzi fissi
a lungo termine.
La plastica è aumentata del 45%; per la carta è anche peggio: ogni volta che dobbiamo ordinare una fornitura c’è un nuovo aumento.
Quattro mesi fa, in una riunione presso la Regione Campania con l’Assessore
alle attività produttive e all’Agricoltura, avevo già lanciato un grido d’allarme: qui da noi il pane non può costare come al Nord.
In primis perché c’è una
cultura del pane ancora
molto radicata; secondo
perché il Pil nel Sud non è come quello del Nord e la popolazione non si può permettere di pagare un pezzo di pane 4,00 euro.
La cosa che mi preoccupa
di più è che, se la situazione non cambia e se non si fa qualcosa di concreto
a livello politico, molte piccole aziende a carattere famigliare chiuderanno, com’è già successo nell’ultimo anno a causa
della pandemia.
Le istituzioni devono pensare a un piano strategico valido, duraturo e concreto!»
PRIMO PIANO
LE OPINIONI
"La cosa che
mi preoccupa
di più è che,
se la situazione
non cambia
e non si fa qualcosa
di concreto
a livello politico,
molte piccole
aziende
a carattere
famigliare
chiuderanno".
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