Corriere del Pane n. 1/2022 | Page 13

La Cina negli ultimi mesi del 2021 (e precisamente da ottobre) ha cominciato ad acquistare grano e mais in grandi quantità, anche perché ha una grandissima capacità di stoccaggio. Aumentando la richiesta di tali beni sui mercati internazionali, ha provocato un considerevole aumento del prezzo dei feautures sul grano della borsa di Chicago portandoli al massimo mai registrato prima (1.214 dollari). La Cina, che ha la possibilità di finanziare grandi investimenti, ha anche una domanda interna sufficiente a smaltire le derrate che acquista. Gli analisti concordano nel dire che, se continuerà così, entro il primo semestre del 2022 la Cina avrà acquistato il 60% del grano disponibile. Inutile dire che questo fattore porterà di nuovo a un mercato con prezzi

al rialzo. Ci si interroga da mesi sulle ragioni di tali acquisti e le possibilità sono sostanzialmente due: o la Cina aveva previsto la carestia che ha colpito i granai mondiali (poco probabile), oppure era stata in qualche modo avvisata dell’invasione della Russia. Se così fosse, si profilerebbe una nuova alleanza. È forse questo il motivo per cui l’Unione europea già da diversi mesi si propone di creare uno stoccaggio comune di grano (e lo stesso vale per il gas), anche perché è noto che la Cina ha da tempo superato i 650 miliardi di chilogrammi di produzione di grano annuale, quota che la rende praticamente autosufficiente.

Fonte: Corriere della Sera del 7/3/2022

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Aumento dei prezZI: il caso della farina

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