Coop Politiche Sociali - Coop e Scuola Trent\'anni. Spesi bene. | Page 52

52 Trent’anni. Spesi bene Trent’anni. Spesi bene 53 ropea nel triennio 1994/96, ha come oggetto l’analisi del commercio e del consumo di prodotti e di merci che contengono materie prime e/o lavoro di persone del Sud del mondo. Si pone l’obiettivo di affrontare, usando il supermercato come laboratorio didattico, il tema della diversità, non solo tollerata e accettata, ma vissuta come vera e propria risorsa; oltre a ciò si vuole contribuire alla conoscenza della realtà dell’interdipendenza economica e culturale ma anche dell’impatto ambientale su alcuni aspetti che regolano lo scambio tra paesi ricchi e paesi cosiddetti in via di sviluppo. Da questo progetto nascono animazioni e pubblicazioni da offrire alle scuole: Tutti i gusti sono giusti, una piccola antologia di testi e immagini sulla relatività del senso del gusto nelle diverse culture; Prodotti del sud consumi del nord, sull’interdipendenza Nord Sud nella vita quotidiana; Una moda mondiale, sui valori che la moda assume nei diversi livelli di interazione sociale. Nel 1998, la mostra Commercio equo e solidale segna il passaggio dall’intercultura al consumo sostenibile e al commercio equo e solidale, come risposta praticabile agli squilibri tra Nord e Sud del mondo. L’idea è che sia possibile affrontare la globalizzazione, accettandone la sfida in termini di apertura al mondo, di consapevolezza e comportamenti sostenibili. Le pubblicazioni Lo zucchero amaro di Carlos José… e altre storie di lavoro infantile e Consumiamo equo (2000) aiutano i ragazzi a conoscere i meccanismi dello scambio commerciale equo e solidale. Tra il 1997 e il 1998, in collaborazione con la Comunità Europea, Coop propone ai ragazzi delle scuole medie di approfondire – con il progetto Consumo sostenibile – le relazioni tra le attività umane (e la loro veloce dinamica) e la biosfera con le sue dinamiche, generalmente più lente. Pensare ai consumatori anche quando non consumano niente L’educazione ambientale, più che con l’informazione, si realizza attraverso esperienze coinvolgenti e confronto critico tra le persone e i contesti socioambientali: dalla famiglia al condominio, dal quartiere alla città, dalle comunità nazionali all’ecosistema del pianeta. Così, tra il 1996 e il 1998, Coop promuove il concorso Da bambino farò un parco. Da grande farò un mondo migliore, per favorire senso di appartenenza e progettazione partecipata. I bambini delle scuole elementari elaborano, con l’aiuto di architetti, un progetto urbanistico su aree verdi e spazi-gioco nelle scuole, e le cento idee migliori vengono realizzate con l’aiuto di Coop. Far progettare ai bambini un parco significa prima di tutto farli lavorare sul senso della loro memoria e quindi della loro identità, sia individuale sia collettiva. Si tratta di educare il bambino alla consapevolezza del suo ambiente, per renderlo un soggetto attivo, capace di ri-conoscere i suoi bisogni individuali e sociali, nel contesto della sua vita quotidiana. «I bambini – afferma Francesco Tonucci, consulente pedagogico del progetto – grazie alla loro diversità rispetto al nostro mondo adulto, possono suggerirci esigenze e soluzioni che noi adulti non avremmo mai pensato. I bambini, attraverso le loro proposte fantastiche, giocose, creative, se saremo capaci di ascoltarli e di capirli, se saremo disposti a tener conto dei loro suggerimenti, ci potranno aiutare a tener conto delle esigenze ANNI ’90 Cooperazione Il plastico di un progetto e le locandine di “Da bambino farò un parco”