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Trent’anni. Spesi bene
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strumenti editoriali, la mappa dei Centri di educazione ai consumi (una rete costituita non solo dai Centri permanenti caratterizzati da un’attività di progettazione, ma anche da altri spazi di cui Coop dispone quali Centri/laboratori, Sale soci e/o Centri sociali, Sportelli, Spazi di accoglienza nelle gallerie degli ipermercati, Punti di vendita). In questa occasione Coop presenta anche un bilancio delle proprie iniziative e invita insegnanti, docenti universitari, a partecipare alla riflessione sull’importanza dell’educazione ai consumi in età evolutiva per essere sempre più «registi dei propri consumi per avvicinarsi ai consumi con ragione e sentimento, cioè con ragionevolezza e passionalità», come sostiene Giovanna Gurrieri, docente di sociologia dell’Educazione all’Università di Firenze, intervenuta al convegno. Alla stessa fiera è presentata anche la mostra Consumi & Coop, dove una grande spirale spiega l’intreccio e la connessione dei diversi saperi di Coop, le ragioni culturali che guidano la riflessione sulle attività educative e la necessità di innovazione nell’interpretare l’educazione ai consumi. Non è mai troppo presto (o troppo tardi) per fare educazione al consumo consapevole Per la prima volta, nell’anno scolastico 1997/1998, accanto alle animazioni per la scuola dell’obbligo – elementare e media – raggruppate nel progetto Lo scaffale del sapere che consente agli insegnanti di navigare tra le aree tematiche, gli ambiti di esperienza e le parole chiave, per selezionare i percorsi e le animazioni più rispondenti alla loro programmazione
educativa, Coop propone percorsi di esperienza espressamente pensati per la scuola dell’infanzia – A casa della Pimpa – e per le scuole superiori – Totem & tribù. A casa della Pimpa Anche per i più piccoli, la crescita e la costruzione dell’identità personale passano attraverso il rapporto con i consumi. Nel desiderare e nel possedere determinati oggetti, essi mettono in campo emozioni e affetti, bisogni reali o indotti. L’educazione ai consumi, allora, deve essere precoce. Le animazioni previste per i bambini più piccoli offrono a insegnanti e genitori l’occasione di prestare ascolto e comprendere le voci e i pensieri infantili, con l’aiuto prezioso della Pimpa e dell’animatore che li accoglie nel supermercato con una grande scenografia di sette pannelli, disegnati da Altan, sui quali sono rappresentati gli ambienti della casa: la cucina, il bagno, la camera da letto… Perché la Pimpa? La simpatica cagnolina a pallini rossi, disegnata da Altan, è un personaggio a fumetti modellato sugli atteggiamenti, i pensieri e i desideri dei bambini. Come dice Antonio Faeti: «La Pimpa rifiuta i fronzoli, la retorica mielosa degli spot sui pannoloni e sulle merendone, chiede lindore, schiettezza, essenzialità...». Nell’universo dei consumi, in cui trionfano banalità, eccesso, inutilità, questa cagnetta che si sente abbastanza grande per non farsi imprigionare nei progetti dei grandi e che, sempre di corsa, esplora il mondo, ci restituisce una realtà pura e solenne, una quotidianità rivisitata e demistificata, dove gli oggetti e i comportamenti riacquistano veridicità. Un
ANNI ’90
Il progetto nazionale Le animazioni di “A casa della Pimpa” Il tabloid “Totem & Tribù”