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Trent’anni. Spesi bene
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Spesso infatti i ragazzi conoscono il supermercato solo attraverso i genitori, quando li accompagnano a fare la spesa. È in pratica un’azione che subiscono, mentre, quando ci vanno con la classe, è come se vi entrassero per la prima volta. I prodotti scelti dai ragazzi per le loro spese simulate diventano inoltre vere e proprie finestre sul mondo e occasioni per discutere, con gli animatori e in classe, di identità, cultura, lavoro, economia». Una caratteristica originale dell’esperienza Coop è l’uso dei propri punti vendita, messi a disposizione dei ragazzi come luoghi reali del territorio esterno alla scuola (l’“extrascuola”). Il luogo per eccellenza del consumo, il supermercato, offre occasioni reali di riflessione ed esperienza, utili per osservare e moltiplicare i punti di vista su alimentazione e sicurezza, economia e pubblicità, interdipendenza e sviluppo sostenibile. Vie indispensabili per costruire la propria identità di consumatori informati e cittadini consapevoli. Sul piano metodologico i punti di vendita Coop possono essere considerati veri e propri laboratori didattici: luoghi di confronto tra stili di vita, di incontri intergenerazionali, di scambio e socializzazione. L’uscita dalla scuola al territorio e il ritorno in aula fanno del supermercato un luogo speciale, un laboratorio didattico, stimolatore di curiosità, dubbi e domande. Secondo Loris Ferini, responsabile nazionale del settore Politiche Sociali: «Questo rendere il supermercato, il punto di vendita Coop, una sorta di laboratorio educativo-didattico all’interno del quale i bimbi continuano a tenere il contatto con le merci e con il mondo dei consumi attraverso delle modalità ludiche e partecipative è il cuore della proposta educativa di Coop. Si vuole costantemente mantenere questa vicinanza tra mondo
dei consumi, punti di vendita e interlocutori, in questo caso bambini delle scuole italiane, perché questa possibilità permette di vedere dentro la scatola, di vedere quello che non c’è scritto, di capire e di svelare tutto quello che compone il percorso produttivo e le modalità di consumo di ogni merce. Il punto di vendita quindi rimane lo snodo attraverso il quale si devono proporre i percorsi educativi; secondo Coop l’assenza di questo momento può pregiudicare la validità complessiva della proposta educativa». Per il pedagogista Loris Malaguzzi: «Il supermercato è una cosa che è dentro il territorio conoscitivo e di esperienza diretta dei bambini e delle famiglie. Poi è una cosa vera del nostro tempo, una moltiplicazione per cento dei negozi sotto casa, un sottrattore benefico di tempi che ci mancano, un offerente che ci mette tutto a disposizione a prezzo di calmiere, una bengodi di scienza e di consumo… Grande oggetto, perfettamente incluso nella logica dei grandi oggetti, che partecipano alle mutazioni di struttura mercantile e di cultura, il supermercato, a pieno titolo, entra nel glossario conoscitivo e didattico dei bambini. Credo sia questo un fatto di grande rilevanza. Non tanto perché i bambini accedono alle realtà del mondo. Quanto perché è, in questo caso, il mondo che li aiuta ad entrarvi accettando e agevolando tutte le regole del gioco, compreso quello di rendere pubblici i modi e le qualità dell’esperienza». Verso un sistema a rete Le Giornate dei giovani consumatori, che complessivamente sono durate 7 anni, sono un evento che ha creato i presupposti per lo sviluppo di altre esperienze, sollecitato la messa in campo di competenze e nuove
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