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Trent’anni. Spesi bene
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italiane. Le spinte innovative che arrivano da scuole, enti locali e associazioni portano i pedagogisti più avanzati a parlare di un sistema formativo allargato o integrato. Nasce da lì una collaborazione più continuativa e la necessità di progettare con gli insegnanti i percorsi più adatti a bisogni e interessi dei ragazzi. In ciascun territorio l’ascolto dei bisogni e delle idee è lo spunto per progettare percorsi e materiali didattici, seminari e corsi di formazione per insegnanti e genitori, laboratori, mostre di documentazione e per mettere a disposizione spazi e personale per queste attività. Regalare pesci o insegnare a pescare? Una questione di metodo La qualità della proposta educativa di Coop si gioca soprattutto sul metodo. Negli anni, i cambiamenti nei temi e nei contenuti sono stati molteplici, per ascoltare e dare risposte alle esigenze che maturavano nella società e nella scuola. Ma, da un punto di vista metodologico, gli elementi originali e fecondi già presenti nelle Giornate dei giovani consumatori sono rimasti invariati: l’animazione e il supermercato. La scelta Coop di usare tecniche e strategie esperienziali e partecipative è radicata nel modo di essere della cooperazione. Perché si devono dichiarare e soprattutto praticare a tutti i livelli lo spirito e i valori cooperativi. Anche nel modo di agire quotidiano. Quando si parla di animazioni, ci si riferisce alle attività formative proposte da Coop alle classi, che partecipano su richiesta degli insegnanti. Si tratta di attività formative strutturate (due/tre incontri a scuola e nel supermercato), un vero e proprio laboratorio che permette a bambini e
ragazzi di interagire tra loro, con gli adulti e con l’ambiente, in situazioni di coinvolgimento operativo. E si valorizza l’interazione, l’aggregazione in gruppi e sottogruppi, creati volontariamente o previsti dall’animatore. Oltre alla comunicazione, entrano in gioco la fantasia, l’esplorazione, l’avventura, il movimento… L’animatore che accoglie i ragazzi non fa una lezione frontale, ma è la guida in un percorso in cui essi fanno esperienze, scoperte, incontrano problemi. L’animazione non vuole dare risposte precostituite, ma stimolare attenzione e suscitare dubbi e domande; un metodo di lavoro in cui le domande contano quanto le risposte; è la riscoperta del “fare” in una scuola ancora basata sul “dire”. Valter Baruzzi, pedagogista, ne Il Salvaidee. Educare al consumo consapevole guida 2006-2007: “Una proposta che rende i ragazzi protagonisti di un percorso di cambiamento, che richiede da parte loro motivazioni profonde e la percezione che si sta parlando, senza pregiudizi, anche della loro vita, delle loro esperienze, dei loro desideri, non di moralistiche prescrizioni”. Nella nostra società, fin troppo ricca di stimoli ma povera di sistematicità, i giovani non hanno bisogno di informazioni ma soprattutto di relazioni, le uniche capaci di stimolare interrelazioni e sistematicità. Il sapere, per i ragazzi, è sempre, in qualche modo, anche un sapere “emozionale”. Così racconta Anna Di Vittorio, insegnante di Roma, in un’intervista realizzata per la guida Saperecoop. Consumatori consapevoli, cittadini del mondo, edizione 2009 di Unicoop Tirreno: «Le animazioni sono un vero gioiello che dà alla scuola e ai ragazzi molti spunti di lavoro. Sono incontri di grande impatto emotivo, fanno scattare l’entusiasmo negli studenti.
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