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Trent’anni. Spesi bene
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componenti: strumenti, organizzazione dello spazio-ambiente, materiale informativo, animazione (modelli espressivo-culturali e tipo di presenza dell’animatore). Le attività sono rafforzate da una produzione culturale e di comunicazione notevole con ricadute dirette sul territorio. «Insomma – racconta ancora Oddone Pattini – il successo fu travolgente, le Giornate erano dedicate alle scuole ma poi gli spazi si tenevano aperti anche di sabato e di domenica e quindi le famiglie partecipavano. Molte volte i bambini che erano già stati con la classe ritornavano con i genitori perché si divertivano molto. Con quelle manifestazioni e con tutta una straordinaria effervescenza di iniziative di vario tipo, Coop ha acquisito la patente di organizzazione orientata all’educazione ai consumi in modo disinteressato, generoso e molto competente. Erano elementi di novità fra l’opinione pubblica, molto importanti sia come comportamento di organizzazione che come comportamento d’impresa delle cooperative: hanno fatto fiorire un’immagine nuova, moderna, coraggiosa, consumerista della Coop nell’opinione pubblica. È un contributo importante a un possibile approccio positivo al tema del consumo e credo che si sia lasciato il segno sia negli insegnanti sia nelle amministrazioni pubbliche».
Le campagne sociali Bianco il bucato, azzurro il mare (1984), contro l’abuso di fosforo nei detersivi. Una campagna decennale, con una proposta di legge condivisa con le associazioni ambientaliste che abbassa il livello del fosforo e con l’immissione sul mercato di detersivi a marchio Coop senza fosforo. Chi non ricorda il pesce azzurro e verde, con la grande maschera gialla, simbolo della campagna, che sfila sul Canal Grande al Carnevale della Fantasia, a Roma sul Tevere e a Firenze sull’Arno? Non dire, ma fare: c’è di mezzo il mare (1986), contro la proliferazione delle alghe nel Mar Adriatico. La campagna promuove “cinque vertenze” per le acque: imparare a fare il bucato, controllare gli scarichi urbani, gli scarichi industriali, i residui zootecnici, i criteri di concimazione del suolo. Con Sacchetti di plastica? Qui grazie! (1986), – come dice l’ominosecchio della spazzatura – Coop sceglie di offrire ai clienti dei propri negozi l’alternativa fra diverse opzioni, promuovendo l’uso dei sacchetti in materiali biodegradabili o riutilizzabili: carta o juta, per contenere i danni dall’uso della plastica. C’è uno strappo nel cielo. Fermiamolo (1988), è la campagna più clamorosa. Coop elimina dagli scaffali dei suoi negozi gli spray contenenti i micidiali CFC (clorofluorocarburi), che riducono la fascia di ozono che protegge la Terra dai raggi ultravioletti. Promuovendo anche una proposta di legge per eliminare i CFC, Coop accelera la loro messa al bando. E poi le grandi mostre sulla storia dei consumi in Italia.
ANNI ’80
Ambiente
Le immagini delle campagne: “C’è uno strappo nel cielo”, “Sacchetti usati? Qui grazie”, “Bianco il bucato, azzurro il mare”