Coop Politiche Sociali - Coop e Scuola Alimenta il tuo benessere | Page 109

8 dolci, il 31,7% la frutta e, per finire, il 31,5% gli affettati. Tra le bevande, quasi il 90% dei bambini beve acqua a tavola, con una forte prevalenza dell’acqua minerale (75,5%); ma è importante rilevare che ben il 55,8% afferma di bere bevande gassate. Analizzando il rapporto tra spot e alimentazione, il 63% dichiara di aver raramente voglia di mangiare quello che viene pubblicizzato. Le ragazze sono più attente a ciò che mangiano e al mantenimento della forma fisica. Più della metà del campione (53,7%) dichiara di mangiare una merenda fatta in casa. Ma se le femmine scelgono la frutta per ben il 72% dei casi, i maschi consumano biscotti, merendine, patatine e altri snack. Disaggregando i dati in base all’età, emerge chiaramente che i più piccoli sono orientati nei consumi proprio dalle pubblicità, perché scelgono soprattutto merendine e biscotti preconfezionati. Ci vuole un fisico bestiale! Dalle risposte date dai ragazzi, emerge che i giovani praticano un’intensa attività fisica: il calcio è al primo posto tra gli sport per i maschi (62% circa) e la danza per le femmine (36,6%). Secondo altre indagini che analizzano le caratteristiche e le modalità dell’attività fisica fatta dai ragazzi, i tempi dedicati effettivamente a palestra o piscina sono molto ridotti rispetto alle ore dichiarate. Ecco perché è preferibile un’attività fisica quotidiana e costante, piuttosto che le classiche due ore di palestra diluite nella settimana. Rispetto al fisico, oltre il 71% degli intervistati si giudica “normale”, ma il 28% è diviso a metà tra chi si ritiene troppo magro (14,3%) oppure troppo grasso (14%). Mamma e papà confermano: circa il 70% dei bambini si sente dire dai genitori che sta bene così, al 20% viene detto che è troppo magro e al 10% che è troppo grasso. Quasi metà di loro vorrebbe dimagrire o ingrassare, perché non si piace così com’è. Dalla domanda su “come vorresti essere”, sappiamo che metà degli intervistati è soddisfatto del proprio aspetto e non vorrebbe cambiare, l’altra metà però vorrebbe perdere peso (35,8%) o prenderne (14,4%). Sono soprattutto le femmine a voler dimagrire (44,7%) ed è interessante notare come il problema cresca con l’età: tra elementari e medie diminuisce di quasi dieci punti la soddisfazione del proprio peso (54,1% contro il 45,7%) e aumenta la percentuale di chi vuole dimagrire (30,9% contro il 40,5%). I modelli a cui i ragazzi vorrebbero assomigliare da grandi, ma questa non è una grande novità, sono tutti televisivi: calciatori, cantanti o altri personaggi dello sport o della tv. Piccoli cittadini o piccoli consumatori? I bambini sono “consumatori senza portafoglio”, ma con un ruolo molto attivo nel vasto mondo delle offerte. Non hanno una reale percezione dei soldi; appaiono aggiornati e consapevoli, ma forse non hanno il senso dell’acquisto funzionale, della cosa di cui si ha “bisogno”. Eppure, a quest’età, molti ragazzi dispongono di una “paghetta” settimanale, che varia da 20 a più di 80 euro al mese! Un altro paradosso è che questo “baby consumatore” ha un approccio “maturo” al consumo, una percezione dei suoi consumi strutturata e complessa come quella degli adulti. In tal senso, secondo i ricercatori, si evidenzia “una dinamica di mercato che tende a trasformare i bambini da piccoli cittadini in piccoli consumatori”. Piccoli consumatori ma sganciati dalla capacità di spesa effettiva della famiglia. E non c’è molta differenza neppure tra nord, centro e sud: quando si parla di stili di vita e tipologia di consumi l’omologazione è perfetta. Secondo un’indagine recente su giovani e consumi realizzata dall’istituto di ricerche economiche e sociali EU.R.E.S., la ragione è che, in un quadro caratterizzato dalla generale crisi dei consumi e dalla diffusa perdita del valore reale dei redditi, sembra che le famiglie tendano a consentire almeno ai giovani un elevato livello di consumi. Questo perché le famiglie comprendono l’importanza del fattore consumo per l’identità delle nuove generazioni e, invece di impegnarsi in un difficile confronto sull’educazione a un consumo diverso, cercano di avvicinarsi e di conoscere meglio i propri figli sostenendone le scelte di consumo. 107