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Il potere del consumatore sulle scelte di mercato
Il potere del consumatore sulle scelte di mercato
un prodotto di alta qualità attestato dal marchio solidal, che ne garantisce anche la convenienza, la sicurezza e il rispetto dell’ambiente. Coop Italia, inoltre, è stata la prima azienda europea (e tra le prime 10 al mondo) ad aver ottenuto nel 1998 per tutti i prodotti a marchio la certificazione SA 8000, standard internazionale che certifica le aziende che forniscono garanzia di eticità della propria filiera e del ciclo produttivo. Tutti i prodotti a marchio Coop, pertanto, soddisfano i requisiti delle convenzioni dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino. "Consumers International“, federazione che raggruppa 220 associazioni di consumatori di 155 nazioni, nel 2010 ha effettuato un’indagine a livello europeo sull'impegno delle catene distributive in merito al miglioramento delle condizioni di lavoro nei paesi del Sud del mondo, lo sviluppo del commercio equo e solidale, i controlli e la trasparenza, la responsabilità sociale d'impresa nel suo complesso. Coop Italia è stata giudicata la migliore in Europa (seguita da Coop Denmark) staccando ampiamente tutti gli altri distributori.
Cosa dobbiamo pensare quando non c’è il marchio di certificazione3. ––
Può capitare di trovare in commercio dei prodotti che riportano sulla confezione diciture o loghi del tipo “sicuro per l’ambiente”, “amico dell’ambiente”, “amico della terra”, “non inquinante”, “verde”, “amico della natura” e così via. Queste asserzioni, a differenza dei marchi di certificazione, non costituiscono di per sé una garanzia, poiché non è detto che siano il frutto di studi scientifici condotti con metodologie definite che garantiscono la confrontabilità e la replicabilità. Si potrebbe infatti essere dinanzi ad un caso di greenwashing (lavaggio verde), termine anglosassone che indica il metodo con cui un produttore millanta virtù ecologiche dei propri prodotti, magari vere per alcuni aspetti della produzione, dimenticando di considerare fasi particolarmente impattanti del ciclo produttivo. Esistono casi illustri di greenwashing condannati in sede giudiziaria. Come riconoscerlo? Bisogna fare attenzione alle affermazioni ambientali che sono prive di una verifica di terze parti indipendenti, che possono provocare fraintendimenti oppure trasmettere messaggi irrilevanti, come ad esempio dichiarare a gran voce che un prodotto possiede determinate caratteristiche
derivanti da imposizioni normative. In altri casi il greenwashing si può manifestare promuovendo reali virtù di un prodotto che però non incidono sugli impatti ambientali più rilevanti che esso genera. Attenzione infine a quei prodotti che riportano etichette simili ai marchi di certificazione ufficiali e all’uso di questi ultimi senza autorizzazione.
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Fonte: Indica Srl.
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