Comunion Revista Comunion nº 18 - 2012 | Page 13

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Testimonianza di Michele ed Elisa Brattoli

Le testimonianze, che oggi rendiamo, hanno come obiettivo far conoscere in modo più diffuso il Santo Vescovo Mons. Di Donna, che ha iniziato il suo cammino cristiano nella Chiesa di Rutigliano e lo ha concluso nella chiesa di Andria. Pertanto colgo questa opportunità per iniziare con la preghiera conclusiva della sempre attualissima lettera pastorale “L’edificio sociale” del 22 febbraio 1944, scritta a guerra non ancora finita, lettera che è la sintesi della dottrina cristiana, basata sulla fede: “diletti figli… adesso è il tempo di mostrare la vostra fede e il vostro attaccamento a Cristo. Professate la vostra fede e dottrina cattolica col coraggio dei martiri; meriterete, così di essere riconosciuti per suoi da Cristo. O Cristo Gesù, vieni a prendere possesso del Tuo Regno sociale. Vieni a regnare sull’Italia che è Tua. Vieni a salvarci chè periamo: T’invochiamo nell’ansia e nel dolore: vieni, vieni non più tardare…”. Mons. Di Donna è sempre stato presente, vivo ed operante nella mia famiglia.

Il ricordo personale che ho di lui è riferito ad alcuni momenti che mi sono rimasti scolpiti nella memoria, anche se risalgono all’età di 6-12 anni.

Ricordo come un sogno i viaggi sulle strade impolverate della Murgia sulle ginocchia di mio zio, don Riccardo Zingaro. Eravamo sul sedile anteriore della Aprilia vescovile accanto all’autista e dietro il Vescovo Mons. Di Donna e il suo segretario, mi pare, don Calvi.

Ricordo con nostalgia la foto, attorno ad un’edicola in pietra sulla Murgia con il Vescovo Mons. Di Donna, io davanti a lui accovacciato con un pallone e dietro un folto gruppo di braccianti con mio zio don Riccardo Zingaro…

Ricordo le mie letture in Seminario, dei libri sulle esplorazioni dell’Africa, affascinato dal mio Vescovo, ex missionario nel Madagascar. Ricordo la veglia funebre alla quale, io seminarista di prima – seconda media, ho partecipato nel Cappellone del Santissimo in Cattedrale.

Poi c’è il ricordo familiare, in quanto con mia sorella Elisa abbiamo ricevuto il sacramento della Cresima il 3 luglio 1949 sul Palazzo Vescovile. Forse per noi è stato un privilegio, ma per Lui è stato naturale, in quanto la sua casa era aperta a tutti, soprattutto agli umili, perfino ai reduci e profughi. “Tutti figli di Dio da salvare” - diceva.

La pagina di Mons. Di Donna

Di Don Carmine Catalano