Introduzione
Introduzione
Stiamo affrontando con alcuni operatori – utility e PA – il
tema idrico quale ambito in grado di valorizzare i territori;
con progetti avviati per esempio a Palermo e Catania. Cre-
de che il nesso abbia un senso?
Anche per l’idrico, come per i rifiuti, chiudere il gap territoriale
è uno dei principi che caratterizza le nostre azioni. Abbiamo
sempre collocato qualità tecnica e commerciale come i driver
rispetto ai quali qualificare gli indicatori della regolazione; e
seppur rimangano colonne portanti del nostro operato do-
vremo inevitabilmente confrontarci con una fase di recessio-
ne economica che si presenterà. Dal mio punto di vista avrà
una durata non breve, ma nemmeno lunghissima, perché de-
rivata da una causa violentemente esogena rispetto al siste-
ma. Non siamo fermi perché è successo qualcosa di struttu-
rale, ma perché stiamo reagendo a un’emergenza sanitaria. Il
tema degli investimenti infrastrutturali sarà portante in questa
fase. Soprattutto l’idrico concorrerà in positivo, grazie alla ca-
pacità di impattare sui territori, sulle attività di tipo edilizio –
che sappiamo essere uno degli elementi più significativi per
costruire economia – oltre a incidere su un bene primario
fondamentale. Anche le varie sindromi Nimby che possono
impattare su elementi infrastrutturali di altra natura, agiran-
no probabilmente con meno violenza. Si tratta dunque di un
ambito cui guardare con attenzione e un positivo strabismo,
considerando al tempo stesso sia il contesto sociale provato
rispetto alla normale gestione, sia alla possibilità di fare inve-
stimenti con un’intrinseca capacità di proiezione nel tempo.
18
CITY LIFE MAGAZINE
N° 48
Sotto il marchio Smart Land Italia abbiamo favorito la mes-
sa in rete di comuni, utility, imprese; una filiera che farà
massa critica per attrarre investimenti territoriali e su aree
suburbane. La regolazione potrà favorire l’accelerazione
verso servizi a valore aggiunto senza i quali alcuni ambiti
rischiano spopolamento per arretratezza o degrado?
L’innovazione sta bussando con forza a tutte le porte; nel 2019
anche Arera ha investito in quest’ambito portando molto del
nostro lavoro su piattaforme digitali. Consegnando a sistemi di
collaborazione digitale molta dell’attività che si sviluppa; questo
ci ha permesso di passare da subito allo smart working e in
qualche maniera non perdere eccessivamente il ritmo rispet-
to ai programmi stabiliti. Spezzo ancora una volta una lancia a
favore delle infrastrutturazioni: mi auguro che il termine “digital
divide” sparisca completamente dal vocabolario italiano. Spe-
ro di non dover più affrontare temi leziosi, come quelli relativi
alla convenienza di portare fibra o altre forme di servizi a tutti.
Il motivo di portare giga di banda sui territori e l’incredibile di-
vide culturale, non solo digitale, ha già trovato risposte con la
crisi in atto. Solo il fatto di sfruttare la formazione a distanza per i
ragazzi, magari non perfetta ma che si è velocemente messa in
gioco, dice molte cose. All’inizio del ‘900 si discuteva sul senso
di portare la corrente elettrica in cima alle montagne e un amico
diceva “non preoccupatevi, il casaro saprà cosa farsene!”
Ecco, nessuno dovrà porsi il problema del perché sia importan-
te portare connettività anche in zone remote e meno commer-
cialmente appetibili.
N° 48
CITY LIFE MAGAZINE
19