Introduzione
Introduzione
È al corrente di strumenti reali che ci aiuteranno a capire
in tempi rapidi, in pochi minuti e a costi ragionevoli chi è
infetto, chi ha sviluppato anticorpi, chi può riprendere una
vita normale e quindi operare per dare reale supporto an-
che a chi è invece in difficoltà?
I buoni propositi su nuova socialità, attenzione all’ambien-
te, diritti da riacquisire, ricchezza da distribuire si tradur-
ranno in maggior coraggio, consapevolezza personale e
collettiva, in strategie o piani per un reale progresso? O
tutto tornerà come prima?
Non sono molto ottimista. Questo evento, in fondo, non è
poi così drammatico da contrastare l’inerzia della locomoti-
va economico-finanziaria e di farla uscire da quei binari che
ci stanno portando verso il baratro. Nessuno l’ha detto, ma
abbiamo visto che questo virus aggredisce i polmoni e che
è particolarmente letale con gli anziani piuttosto che i giova-
ni. Questo ovviamente vuol dire che colpisce preferibilmente
persone dalle difese indebolite. Ma vivere respirando aria in-
quinata da sostanze chimiche e radiazioni elettromagnetiche,
mangiando cibi non salutari, bevendo acqua dal contenuto
improbabilmente adeguato, eccedendo spesso con sostan-
ze da cui invece dovremmo astenerci come il fumo, l’alcol e
mi fermo qui per carità di patria, ci sta indebolendo e renden-
do più suscettibili all’aggressione di questo virus.
In sostanza, il coronavirus sta approfittando più della nostra
debolezza che della propria forza. Questi problemi, però,
erano preesistenti e li conosciamo da decenni ma non siamo
capaci di risolverli e nemmeno di affrontarli adeguatamente.
Il cancro e le malattie cardiovascolari, fanno milioni di vittime
e dipendono in gran parte dagli stili di vita che assumiamo sia
individualmente e sia, ed è peggio ancora, come società. Ma
il discorso è lungo e complesso e non tocca solo l’ambiente,
indoor o outdoor, ma la radice stessa del problema della no-
stra sopravvivenza sul pianeta e la qualità della nostra vita, e
quando dico qualità non intendo solo la sfera pratica.
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Fatta la mancanza di dati certi di cui si diceva, l’unico stru-
mento valido, benché gravato da falsi negativi e falsi posi-
tivi, è il tampone. I test sierologici che stanno apparendo
devono dimostrare la loro reale affidabilità e capacità di-
scriminativa, i vaccini restano un grosso punto interrogativo.
Ma io credo che ciò che ci aiuterà a ritornare davvero alla
normalità in tempi rapidi sia la messa a punto di una terapia
specifica che risolva il problema prima di dover ricorrere alla
terapia intensiva.
È iniziato un dibattito – anche in questo caso con pochis-
sime idee chiare – su quale processo intraprendere per
avviarci a una vita normale. Stiamo sentendo di tutto, dal
muro da costruire sul perimetro della regione Campania,
alla quasi normalità enunciata dalla regione Veneto, dalla
delega di Trump ai governatori dei diversi Stati americani,
alle critiche del sindaco Cuomo alle parole di Trump. Il suo
parere sarebbe quanto mai prezioso in questa babele; c’è
una linea da tenere con buon senso per i prossimi mesi?
Si, potenziare i tamponi al massimo per separare gli infetti
dai non infetti e riprendere le attività coi non infetti, e pun-
tare tutto sui protocolli terapeutici, se poi arriva il vaccino
tanto meglio. Dobbiamo solo accettare il rischio di vivere,
cosa che non siamo più abituati a fare ma che è connaturata
col concetto stesso di vita. E tornare ad acquisire comporta-
menti circospetti e difensivi dimenticati, in questo caso ma-
scherine, guanti, lavaggi, disinfezioni e attenzione Ci siamo
ubriacati con l’utopia della sicurezza e ora, spauriti e smarriti,
non sappiamo cosa fare se non aggrapparci a quella che
si è rivelata solo un’utopia incapaci di accettare che vivere
comporti il rischio di morire.
È diventata di moda la parola resilienza e qualcuno inizia
a parlare di strategie “anti-fragili”. Sta di fatto che già da
tempo il mondo è caratterizzato da processi che mutano
velocemente le condizioni a cui eravamo abituati. Cambia-
menti climatici, migranti, spopolamento di aree senza ser-
vizi, terremoti dove non si prevedeva potessero accadere.
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