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edifici per poi aprirsi a cerchi concentrici verso i consorzi agricoli, le industrie, le attività
commerciali presenti sul territorio.
Gli interventi in particolare sulle scuole non sono mai fini a sé stessi. Hanno un effetto
moltiplicatore in termini di valore che sarebbe riduttivo quantificare numericamente.
Una buona scuola che mantenga anche tradizioni e cura per esempio di testi cartacei
da utilizzare in modo sapiente, insieme alle opportunità date dal digitale, trasforma
i ragazzi in cittadini consapevoli prima e colti poi, ma al tempo stesso ridà dignità
ai nostri contesti abitativi anche laddove si presentino situazioni difficili in termini
urbanistici, architettonici, sociali.
Per questo quando parliamo di rigenerazione urbana e sociale, siamo certi che siano
le scuole il punto da cui ripartire; e se la decrescita demografica non consente una
totale occupazione dei complessi scolastici – concepiti magari negli anni ‘60 o ’70 –
un pensiero sul riutilizzo in termini culturali di spazi rimasti purtroppo desolatamente
vuoti sarebbe d’obbligo farlo.
È così che ogni città, ogni quartiere oppure ogni piccolo centro ritroverà il proprio
senso di futuro, a partire da una nuova progettualità propedeutica a intercettare sia
risorse intellettuali che economiche.
A livello centrale pare che vi sia una relativa attenzione al tema. Gli investimenti in
scuola e cultura sono crollati e il baricentro strategico del paese è decisamente
spostato su altre priorità di cui non si colgono ancora i frutti.
City Life Magazine seguirà in modo strutturato questo tema già a partire dal prossimo
numero fornendo dati, proiezioni, commenti sul tema. Se siamo il media di Smart City
e Smart Land è da qui che anche noi dobbiamo, di continuo, ripartire.