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CITY LIFE MAGAZINE N.38
ti. Quello della celerità è un aspetto fonda-
mentale per l’industria tessile che ogni anno
vede un circolo continuo di nuove mode e
tendenze. Basti pensare alle due collezioni
stagionali (autunno/inverno, primavera/esta-
te) realizzate dai grandi brand di alta moda
e alle collezioni prodotte continuamente dai
grandi colossi del fast fashion. Le collezioni,
le mode, le tendenze cambiano molto velo-
cemente e la stampa digitale è in grado di
affrontare questa tempistica. Questo svilup-
po della stampa ha portato alcuni brand ha
decidere di trasferire la produzione da paesi
con un basso costo di manodopera ad al-
tri con tecnologie più evolute. È il caso del
Gruppo Inditex, multinazionale spagnola,
che ha deciso di portare la distribuzione dei
propri capi dal Nord Africa al Portogallo.
Durante la tavola rotonda è intervenuto an-
che Cristian Locatelli, Genaral Manager
Marzoni e vicepresidente di ACIMIT (As-
sociazione dei costruttori di Macchinario
per l’Industria Tessile) a cui partecipano
300 aziende meccanotessili italiane di tutti
i comparti da cui è formata l’industria: filatu-
ra, tessitura, confezione, lavaggio ad acqua
e lavasecco e i produttori di macchine per
tessuti tessili tecnici e non-tessuti. “Il mec-
canotessile è una delle industrie più avan-
zate – racconta Locatelli – l’Italia ne fornisce
la completa filiera. L’Associazione vede la
partecipazione di aziende molto varie, dalle
dimensioni differenti: dai grossi gruppi alle
piccole realtà”. Un’associazione importan-
te perché in grado di promuovere all’estero
l’industria meccanotessile italiana e di infor-
mare i propri associati riguardo i problemi
commerciali, finanziari e tecnici che si tro-
vano sui vari mercati per poi avvantaggiarne
un eventuale inserimento.
L’uso di macchinari diventa quindi sempre
più indispensabile per la produzione della
filiera tessile; l’automazione aiuta l’uomo a
lavorare in modo più produttivo, preciso e
veloce. La robotica diventa una parte di que-
sto processo ed è stato Alessandro Munari,
solution application engineer Mitsubishi, ad
affrontare l’argomento. “Tre sono i punti su
cui lavorare per poter parlare di robot: intel-
ligenza, integrazione e sicurezza. La sfida è
quella di creare cose intelligenti, poi si parla
di integrazione perché il robot deve essere
anche un oggetto in grado di dialogare con
gli altri. Infine vi è il tema della sicurezza, in-
dispensabile per la collaborazione uomo-ro-
bot”. Si può parlare quindi di tre tipi differenti
di robot: quello industriale il cui unico sco-
po è produrre senza collaborare con l’uo-
mo, nel caso in cui un operatore dovesse
entrare nella stessa area di operatività del
robot, esso dovrà essere disattivato; il robot
che collabora con l’uomo ma le cui modali-
tà di lavoro vengono modificate in presenza
di operatori, ad esempio ne viene ridotta la
velocità; il robot collaborativo, ossia la mac-
china che lavora insieme all’operatore. “Lo
scopo dell’uso dei robot è quella di miglio-
rare la qualità del lavoro”, conclude Munari.
Mente umana e tecnologia continuano a
camminare alla stessa velocità e solo grazie
allo sviluppo della creatività dell’uomo sare-
mo in grado di creare macchine sempre più
all’avanguardia che porteranno le industrie
a svilupparsi oltre ogni limite per arrivare
all’unico fine, quello di lavorare in condizioni
sempre migliori.