City Life Magazine 38 | Page 84

84 CITY LIFE MAGAZINE N.38 ti. Quello della celerità è un aspetto fonda- mentale per l’industria tessile che ogni anno vede un circolo continuo di nuove mode e tendenze. Basti pensare alle due collezioni stagionali (autunno/inverno, primavera/esta- te) realizzate dai grandi brand di alta moda e alle collezioni prodotte continuamente dai grandi colossi del fast fashion. Le collezioni, le mode, le tendenze cambiano molto velo- cemente e la stampa digitale è in grado di affrontare questa tempistica. Questo svilup- po della stampa ha portato alcuni brand ha decidere di trasferire la produzione da paesi con un basso costo di manodopera ad al- tri con tecnologie più evolute. È il caso del Gruppo Inditex, multinazionale spagnola, che ha deciso di portare la distribuzione dei propri capi dal Nord Africa al Portogallo. Durante la tavola rotonda è intervenuto an- che Cristian Locatelli, Genaral Manager Marzoni e vicepresidente di ACIMIT (As- sociazione dei costruttori di Macchinario per l’Industria Tessile) a cui partecipano 300 aziende meccanotessili italiane di tutti i comparti da cui è formata l’industria: filatu- ra, tessitura, confezione, lavaggio ad acqua e lavasecco e i produttori di macchine per tessuti tessili tecnici e non-tessuti. “Il mec- canotessile è una delle industrie più avan- zate – racconta Locatelli – l’Italia ne fornisce la completa filiera. L’Associazione vede la partecipazione di aziende molto varie, dalle dimensioni differenti: dai grossi gruppi alle piccole realtà”. Un’associazione importan- te perché in grado di promuovere all’estero l’industria meccanotessile italiana e di infor- mare i propri associati riguardo i problemi commerciali, finanziari e tecnici che si tro- vano sui vari mercati per poi avvantaggiarne un eventuale inserimento. L’uso di macchinari diventa quindi sempre più indispensabile per la produzione della filiera tessile; l’automazione aiuta l’uomo a lavorare in modo più produttivo, preciso e veloce. La robotica diventa una parte di que- sto processo ed è stato Alessandro Munari, solution application engineer Mitsubishi, ad affrontare l’argomento. “Tre sono i punti su cui lavorare per poter parlare di robot: intel- ligenza, integrazione e sicurezza. La sfida è quella di creare cose intelligenti, poi si parla di integrazione perché il robot deve essere anche un oggetto in grado di dialogare con gli altri. Infine vi è il tema della sicurezza, in- dispensabile per la collaborazione uomo-ro- bot”. Si può parlare quindi di tre tipi differenti di robot: quello industriale il cui unico sco- po è produrre senza collaborare con l’uo- mo, nel caso in cui un operatore dovesse entrare nella stessa area di operatività del robot, esso dovrà essere disattivato; il robot che collabora con l’uomo ma le cui modali- tà di lavoro vengono modificate in presenza di operatori, ad esempio ne viene ridotta la velocità; il robot collaborativo, ossia la mac- china che lavora insieme all’operatore. “Lo scopo dell’uso dei robot è quella di miglio- rare la qualità del lavoro”, conclude Munari. Mente umana e tecnologia continuano a camminare alla stessa velocità e solo grazie allo sviluppo della creatività dell’uomo sare- mo in grado di creare macchine sempre più all’avanguardia che porteranno le industrie a svilupparsi oltre ogni limite per arrivare all’unico fine, quello di lavorare in condizioni sempre migliori.