DIGITAL UTILITY
si è ormai resi conto che il problema non
è tecnologico e nemmeno normativo, ma
semplicemente un ostacolo culturale e di
approccio. Fino ad oggi nel mondo idrico
l’operatore ha sempre ritenuto più conve-
niente pompare una maggiore quantità di
acqua nelle reti, piuttosto che preoccupar-
si di far tornare i conti prevenendo le perdi-
te; purtroppo ancora oggi questo approc-
cio ha la meglio”.
Senza dubbio il fatto che il ciclo idrico sia
diventato un settore regolato dall’Autority
con regole e tariffe con tutti i benefici che
ne conseguono, ha determinato un gros-
so passo avanti, un miglioramento è stato
rappresentato di fissare la qualità tecnica
del servizio legandola a incentivi sul conte-
nimento delle perdite. Ma quale è il punto
debole di questo approccio?
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L’Autority a differenza di ciò che avvie-
ne per il settore gas, non ha imposto una
modalità per ridurre le perdite, ha usato
l’approccio technology independent, dove
conta solo il risultato. Per il gas questo ap-
proccio è stato totalmente diverso, anche
dovuto al fatto che l’attenzione e la sensi-
bilità per una perdita in un tubo dell’acqua
sono totalmente differenti rispetto a quel-
la che può verificarsi in un tubo del gas.
Quest’ultima determina un problema di si-
curezza e la necessità per il legislatore di
rendere obbligatoria la protezione catodica
delle reti gas.
“Quello che APCE si sta impegnando a
diffondere – ha sottolineato Cannizzo – è
dimostrare che non si devono fare le cose
solo quando sono obbligatorie o conve-
nienti, o quando ci sono entrambi le condi-