SMART CITY E SMART LAND
Ecosistema Urbano, l’annuale rapporto di Le-
gambiente, giunto alla sua venticinquesima
edizione, realizzato con il contributo scienti-
fico di Ambiente Italia e con un contributo di
Ispra per quanto riguarda i corpi idrici.
Quella urbana è una grande questione na-
zionale. E non si può lasciare solo alla ca-
pacità e alla buona volontà di questo o quel
sindaco la scelta se affrontare o meno – e
con efficacia – criticità, inefficienze, emer-
genze. Dalle amministrazioni locali si deve
certamente pretendere molto più coraggio,
molta più discontinuità e capacità di innova-
zione, ma nello stesso tempo è il Paese che
deve fare un investimento politico ed econo-
mico e mettere tra le priorità di governo un
piano per traghettare le città, tutte insieme e
non una alla volta, al di là delle secche.
«Serve un governo delle città a livello nazio-
nale – sottolinea Stefano Ciafani, presidente
di Legambiente –. Non bisogna rispolverare
il ministero delle Aree urbane di 30 anni fa,
quanto piuttosto una politica governativa tra-
sversale sulla riconversione ecologica delle
città che guidi in modo sinergico le azioni dei
vari dicasteri a vario titolo coinvolti: dall’Am-
biente alle Infrastrutture, dalla Salute ai Tra-
sporti, fino ad arrivare allo Sviluppo econo-
mico. Su alcuni fronti le politiche ambientali
nelle nostre città migliorano anche in modo
inaspettato, come nel caso dei rifiuti e dell’e-
conomia circolare, su altri, ancora troppi, c’è
molto da lavorare. Spesso è stata l’Europa a
costringerci a darci da fare e a spingerci ver-
so buone politiche ambientali. Se Milano ha
inaugurato il suo primo depuratore 15 anni
fa è grazie alla condanna europea. Se Roma
cinque anni fa ha chiuso finalmente la disca-
rica di Malagrotta, lo dobbiamo alle multe
comunitarie. Il nostro auspicio però è che
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nel futuro non ci sia più bisogno di condan-
ne alla Corte di giustizia europea, ma che
si possa contare su una strategia nazionale
all’avanguardia, come fatto ad esempio sul-
le leggi italiane per la lotta all’inquinamento
da plastica, più volte copiate nella Ue. Spe-
riamo che questo possa avvenire non solo
per le politiche urbane, ma per tutte quelle
ambientali del nostro Paese”.
Ci sono evidenti comportamenti dinamici di
una parte dei centri urbani e una stasi altret-
tanto chiara in altri che porta a distinguere
due specie distinte, due categorie opposte,
diverse da quelle solite nord-sud, grandi-
piccoli, ricchi-poveri. Da una parte città for-
mica, laboriose, che non s’accontentano,
dall’altra città cicala, che cantano future tra-
sformazioni e in realtà assecondano la crisi
ambientale urbana anziché cercare di cor-
reggerla. Insomma, il cliché, valido in pas-
sato, del centro urbano medio-piccolo del
nord come luogo predestinato alla qualità
ambientale non è più universalmente valido.
Lo dimostrano i balzi avanti della metropoli
di Milano e della meridionale Cosenza. Non
più liquidabili come singole eccezioni, dal
momento che si registrano prestazioni po-
sitive anche a Oristano, Macerata, Pesaro.
E sono proprio queste città cicala a fare da
zavorra a una rapida e positiva evoluzione
della qualità ambientale urbana. Infatti, la
sfida per migliorare lo stato di salute delle
città italiane procede troppo a rilento e per
di più è ancora affidata alla lungimiranza e
alla buona volontà del sindaco di turno. Più
in generale, di fronte alle difficili sfide della
lotta ai cambiamenti climatici, della riduzione
di tutti gli impatti ambientali, della tutela del-
la salute e della maggiore vivibilità delle città
italiane, ancora non ci siamo.