EDITORIALE
U
n giorno come gli altri, ti svegli, ti alzi, ma
all’improvviso ti rendi conto che c’è qualcosa che
non va. Fai fatica a camminare, a lavarti, a vestirti e
tutto risulta all’improvviso rallentato. Per la prima
volta non riesci ad annodare la cravatta. Cosa succede?
Era lo scorso 17 maggio e nel pomeriggio a seguito di una
TAC sono stato immediatamente ricoverato all’ospedale
Auxologico di Milano per sospetta neoplasia celebrale.
Da lì è stato un vortice di esami, controlli, terapie fino ad
arrivare al 1° giugno quando sono stato operato al centro
neurochirurgico del Policlinico di Milano dal Dott. Marco
Locatelli. Un’operazione importante, delicata, certamente
non priva di rischi. Grazie all’elevatissima professionalità
del corpo medico, degli infermieri e dei tecnici strumentisti,
posso dire di stare bene e di essere in procinto di poter
iniziare le terapie radio e chemio necessarie per sconfiggere
“il male”.
La mia personale esperienza con il mondo della sanità
milanese è stata eccellente, per questo credo che sia
giusto che i cittadini sappiano di poter contare su strutture,
uomini e organizzazioni che sono al servizio del cittadino
nel momento delicato della sofferenza e della malattia.
Sulla salute nessuno può scherzare e posso certamente
confermare che quello che è disponibile presso il Policlinico,
senza per questo voler ridurre o offuscare altre eccellenti
strutture cittadine, pone la sanità milanese ai vertici di
quella europea, sia per competenze che per mezzi.
Sono aspetti di cui forse si parla troppo poco o si tende
a parlarne solo per evidenziare presunti limiti o difetti. Io
desidero invece che emerga la qualità, la professionalità, la
disponibilità perché avendo vissuto proprio recentemente
un’“esplosione” nella mia vita posso, solo dire grazie a tutti
di tutto e complimentarmi per quello che ho visto e vissuto.
La tecnologia sia a livello chirurgico che farmaceutico ha
portato grandi cambiamenti e ampliato le possibilità di
cure, ma ancora una volta sono i singoli uomini che poi
aiutano a fare la differenza e noi questi uomini li abbiamo e
dobbiamo andarne fieri.
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