City Life Magazine 26 | Page 13

ARTICOLI Ro be rto Fa las Giu ch i virtuale diverrà una tecnologia sempre più pervasiva e alla portata di tutti. Tutto ciò è abilitato da un comune denominatore tecnologico: la comunicazione tramite Internet. Accanto agli effetti positivi, tuttavia, la comunicazione via Internet ha, come diretta conseguenza, il rischio di attacchi informatici capaci di causare enormi danni, spesso difficilmente calcolabili e sempre più frequentemente mirati a colpire impianti e macchine che sono totalmente esposti sulla rete senza alcuna protezione. Per evitare di essere presi in contropiede è fondamentale essere consapevoli del fatto che il mondo sta cambiando velocemente e che i rischi, che per molto tempo abbiamo creduto essere solo degli altri, sono oggi anche rischi per ciascuno di noi e per ognuna delle nostre aziende. Ma ciò che ancora manca nel mondo industriale, e in particolare di quello impegnato nella costruzione delle macchine industriali, è la consapevolezza di dover progettare e realizzare prodotti già equipaggiati con sistemi di cyber security. Serve un approccio, come si usa dire, cyber security by design, da non considerare come un aggravio dei costi di produzione, bensì un fattore di innovazione e quindi di competitività di mercato. Questo è un obiettivo a cui tendere, prima ancora che sep pe Em Iev a an ue 13 le T em i questo approccio diventi un obbligo di legge. Anche su questo terreno si gioca la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali”. Ma quali sono i settori industriali più ricettivi e quelli meno? “La consapevolezza del rischio di attacco cibernetico - sostiene Giuseppe Ieva senior account manager di Lutech – purtroppo è ancora bassa. C’è quasi un retaggio di ordine psicologico nel dover ammettere di essere un soggetto sotto attacco. È però in corso un cambiamento legato alla nuova normativa sulla privacy, di prossima emanazione, che imporrà di denunciare gli attacchi subìti. In generale, occorre però dire che, rispetto ai paesi nordici e anglosassoni, l’Italia è in netto ritardo sul tema della consapevolezza del rischio cibernetico. Al mondo delle imprese occorre anche far comprendere che il costo per dotarsi di sistemi e attrezzature contro il rischio informatico, per imprese di medie e piccole dimensioni, non debbano per forza di cose corrispondere a centinaia di migliaia di euro e che in realtà rientrano nella voce investimenti a protezione dei propri asset. Al contrario sono le aziende che operano nei settori energetico e manifatturiero detentrici di brand importanti a dimostrare una