City Life Magazine 26 | Page 11

ARTICOLI C 11 hi volesse avere un’idea precisa del cyber crime nel mondo non ha che da scorrere le pagine del Rapporto Clusit 2016, pubblicato ogni anno dall’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica. Lì potrà trovare la descrizione puntuale di casi di attacchi informatici e dei suoi esiti nefasti, che non hanno risparmiato nessuno: colossi del mondo bancario, grandi gruppi internazionali dell‘e-commerce, multinazionali dell’abbigliamento, catene di negozi di bricolage mettendoli in grande difficoltà. Sono casi concreti, quelli che hanno colpito JP Morgan Chase, Ebay, Home Depot. E questi sono solo alcuni dei casi più eclatanti del 2015. Per l’anno che si sta chiudendo, il 2016, nell’elenco dei più clamorosi cyber attack di tutto il mondo (Rapporto Clusit di quest’anno; nda) troviamo quelli a una primaria compagnia di assicurazione sanitaria, la Anthem, a cento istituti di credito di trenta paesi del mondo vittime di una cyber rapina e nientemeno che al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che ha subìto l’aggressione alla propria rete e-mail. Ma la sicurezza informatica non riguarda solo, come si è spesso portati a credere, i gruppi multinazionali che operano nei settori dell’informatica, dell’innovation tecnology, ma anche le medie e grandi aziende dell‘industria manifatturiera. Nonostante le dimensioni del fenomeno, la consapevolezza dei rischi che corrono anche le imprese metalmeccaniche, tessili, chimiche del nostro paese è ancora scarsa, quasi inesistente: e questo vale sia per il mondo delle imprese sia per l’opinione pubblica più in generale. Ciò che va fatto capire agli imprenditori italiani, come a quelli internazionali, è la necessità di formare, a tutti i livelli e in tempi rapidi, una cultura estesa riguardo i rischi che può colpire il cosiddetto spazio cibernetico.