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CITY LIFE MAGAZINE N.24
a cura della Redazione
Biogas e biotecnologie
Buone notizie nel settore degli
impianti di biogas destinati
alla produzione di energia
elettrica. Risale infatti a questi
ultimi giorni la notizia che le
biotecnologie sono in grado
di migliorarne l’efficienza. La
news è avvalorata da uno
studio condotto da Biovalene,
una start up di Pordenone.
L’azienda ha dimostrato sul
campo l’efficacia di un metodo
da lei brevettato che funziona
attivando i consorzi di batteri
che si rivelano più adatti alla
produzione del metano. I
risultati dell’esperienza sono
stati davvero incoraggianti: da
parte dei cogeneratori attivati
dal bio-gas si è infatti registrato
una diminuzione piuttosto
considerevole del carico di biomassa destinata a produrre
energia elettrica. Arrivando
ai numeri si può parlare,
all’interno di una centrale da
1MW, di una riduzione del
silomais in ingresso pari a 4
tonnellate circa. Annualmente,
considerando i 365 giorni in
cui funziona il cogeneratore,
si arriva a risparmiare ben
1500 tonnellate di materia
prima e, di conseguenza, si ha
una diminuzione di 30 ettari
di terreno con coltivazioni
dedicate.
La tecnologia in questione,
che prende il nome di Bioreval,
fonda la propria azione agendo
direttamente sul consorzio
batterico presente all’interno
dei digestori. Ne stimola la
crescita e ne potenzia la
funzionalità, in particolar modo
per quanto riguarda i ceppi
metanigeni. In altre parole,
grazie all’impiego di bioreattori
dedicati, si promuove lo
sviluppo di modeste quantità
di bio-massa in fermentazione.
Queste, in un secondo
tempo, vengono immesse
nei digestori dell’impianto
destinato a produrre bio-gas.
Il bio-gas, a sua volta, riuscirà
a operare in tempi brevi
sfruttando la presenza di una
flora batterica decisamente
potenziata. Grazie a questo
processo è possibile
raggiungere e conservare un
eccellente equilibrio biologico
riferito ai processi attivati nei
digestori. Inoltre, ci si avvale
anche di ulteriori risparmi
energetici che vanno ad
aggiungersi a quelli già citati.
I risultati positivi raggiunti
dall’azienda rappresentano
un sicuro punto di partenza
per avviare uno sviluppo
in grande stile di questa
tecnologia. Attualmente, col
supporto di Innovation Factory,
l’incubatore certificato di AREA
Science Park, sono già state
avviate ricerche in merito. In
particolar modo ha avuto inizio
una fruttifera collaborazione
con il Gruppo di Batteriologia
del Centro Internazionale
di Ingegneria Genetica e
Biotecnologie. Si punta,
soprattutto, alla valorizzazione
degli scarti lignocellulosici
agroindustriali che, a oggi,
non vengono impiegati per
produrre bio-gas. La lignina
presente sulle fibre di cellulosa
abbassa sensibilmente la
resa di questo materiale di
scarto, rendendolo poco
appetibile. Riuscire a utilizzarlo
permetterebbe, invece,
di utilizzare scarti vegetali
attualmente non considerati e
di inserirli all’interno della filera
del bio-gas, andando così
ad incrementare la resa delle
bio-masse vegetali che sono
attualmente in uso. Inutile
dire che i benefici economici
e ambientali previsti sono
davvero tanti.