EDITORIALE
A
bbiamo sempre pensato che per produrre un qualsiasi
prodotto fosse essenziale realizzare un ottimo stampo, o
meglio un insieme di stampi che, opportunamente combinati,
dessero vita alle varie parti del prodotto finale. Nel caso di
oggetti in metallo oltre ai processi tecnologi primari (fusione,
deformazione a caldo e a freddo...) la realizzazione passa
attraverso processi di lavorazione per asportazione di truciolo,
da qui una varietà di macchinari e tecnologie che negli anni
si sono affinate per garantire livelli di tolleranze dimensionali,
di forma e finiture superficiali particolarmente accurate.
Tutti questi paradigmi vengono completamente ribaltati da
quando ha cominciato a diffondersi la tecnologia della stampa
tridimensionale. Le cosiddette stampanti 3D modificano
alla r adice la realizzazione dei prodotti. Se è pur vero che al
momento questa tecnologia viene utilizzata soprattutto per la
realizzazione di prototipi, garantendo tempi e costi nettamente
inferiori rispetto all’uso di stampi di prova, a breve sarà possibile
ottenere delle vere e proprie produzioni. Il punto chiave è il
cambiamento della modalità produttiva: da asportazione ad
aggiunta di materiale. Il prodotto viene realizzato per accumulo,
non partendo da un blocco di materiale, ma da polveri che,
attraverso un processo di riscaldamento e saldatura laser,
vengono depositate strato dopo strato seguendo i profili forniti
dal CAD. Senza voler entrare nei dettagli, si comprende che la
nuova tecnologia non solo modificherà i processi produttivi, ma
necessariamente anche l’approccio progettuale. Sarà possibile
realizzare prodotti molto più leggeri risparmiando materia prima
e riducendo quasi a zero lo scarto. Una tecnologia che non solo
influenzerà la produzione industriale, ma che entrerà a buon
diritto nel nostro quotidiano, magari anche per realizzare... le
nostra uova di Pasqua.
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