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professore Luciano Pilotti, siederà Gaetano
Azzone, rettore del Politecnico di Milano,
mentre l’amministratore delegato, indicato
dalla Regione, sarà Giuseppe Bonomi, già
presidente di Sea; Fondazione Fiera ha
scelto invece una donna, l’avvocatessa
Chiara Della Penna. I due componenti del
ministero verranno indicati più avanti, dopo
l’avvenuta approvazione del decreto del
governo da parte della Corte dei Conti.
Prima del Post c’è il Fast post
Nei mesi scorsi, in attesa delle proposte
definitive per il dopo esposizione, il
dibattito è stato monopolizzato dal cosa
fare nella fase temporanea, in quel periodo
cioè che va dal giorno successivo alla
chiusura dell’Esposizione universale
(1° novembre 2015), alla vera e propria
rifunzionalizzazione dell’area (“il post
Expo”). Un’operazione, quest’ultima, per
la quale ci vorranno alcuni anni prima di
iniziare i lavori (si parla del 2018). Ma per
evitare confusioni, è meglio chiarire di che
cosa stiamo parlando.
1. Il regolamento del Bie, il Bureau
International des Expositions,
l’organismo che sovrintende le
esposizioni universali, prevede che al
termine dei sei mesi di Expo ed entro
i successivi otto, i padiglioni debbano
essere demoliti e l’area ripulita da ogni
costruzione.
2. Fin dall’origine, fu stabilito che sarebbero
rimasti in piedi Palazzo Italia, L’Open Air
Theatre, il Lake Arena e cascina Triulza.
3. Le aree, oggi di proprietà della società
pubblica Arexpo, dovranno trovare
un’altra funzione, così come fissato
dall’accordo di programma del 2011.
4. Per la rifunzionalizzazione dell’intera area
saranno necessari alcuni anni.
5. Per evitare il degrado e l’abbandono
dell’ex zona espositiva, occorre passare
necessariamente attraverso una fase
temporanea di riutilizzo parziale delle
aree e delle strutture. Il cosiddetto “fast
post”.