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CITY LIFE MAGAZINE N.18
investimenti italiani ed europei. E rendere finalmente concreto
il cosiddetto trasferimento tecnologico tra ricerca e impresa
di cui tanto si vagheggia, ma che in Italia si fatica a vedere
realizzato.
Oltre a queste tre proposte, che rappresentano il cuore della
futura operazione di rifunzionalizzazione dell’area, sono state
presentate, sia da parte di soggetti pubblici sia privati, altre
idee, ma il cuore del post Expo sta qui, nel connubio ricerca
scientifica di livello internazionale, produzione innovativa,
trasferimento tecnologico. Per completare il quadro delle
possibili soluzioni, occorre ricordare che l’accordo di
programma del 2011, che lega le istituzioni pubbliche e
che definisce i contenuti urbanistici dell’intervento, prevede
che 440 mila metri quadrati dell’area siano destinati a verde
pubblico: un grande polmone verde per Milano e la zona nord
dell’area metropolitana. Secondo la proposta del presidente
Renzi – messa a punto dal direttore dell’IIT (Istituto Italiano
di Tecnologia di Genova, una fondazione di diritto privato
finanziata dal governo) Roberto Cingolani, fisico di fama
mondiale – il governo finanzierà il progetto con 150 milioni
di euro all’anno per dieci anni. Una volta realizzato, nel polo
tecnologico della ricerca umana, che non dovrebbe svilupparsi
su grandi superfici (30 mila metri quadrati), lavorerebbero mille
persone tra scienziati, ricercatori e tecnici e 600 dottori postlaurea. Nelle intenzioni, il futuro centro milanese dovrebbe
diventare un luogo di attrazione di intelligenze provenienti
da tutto il mondo nei cinque filoni di ricerca: tecnologie per il
welfare e contro l’invecchiamento; la medicina di precisione
per combattere cancro e malattie neurovegetative; tecnologie
per l’alimentazione, la nutrizione e l’agronomia; materiali
sostenibili, nanotecnologie verdi, confezionamento del cibo,
ciclo dell’acqua, gestione dei rifiuti; soluzioni per preservare
il patrimonio culturale e artistico italiano. Qualcosa di simile a
quanto esiste già nella Silicon Valley, nella Boston Area e nella
vicina Berlino. Con IIT collaboreranno altri due istituti italiani:
l’Institute for Scientific Interchange di Torino e la Edmund
Mach Foundation di San Michele all’Adige, vicino a Trento.
Il centro torinese, guidato dal fisico Mario Rasetti, si occupa
di ricerche nei campi della fisica matematica, delle scienze
complesse e della teoretica, mentre quello trentino, guidato
dall’agronomo Andrea Segré, di ricerca e formazione in campo
agricolo, alimentare e ambientale. Lo studio della Presidenza
del Consiglio si spinge a stimare anche i costi di gestione
del centro: circa 150 milioni l’anno (una buona metà per il
personale, il 15-20 per le infrastrutture e il 20-30 per la ricerca
e sviluppo). Scopo del governo è fare dell’Italia il paese leader
mondiale delle human technologies.