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CITY LIFE MAGAZINE N.16
EDITORIALE
EDITORIALE
di Roberto Maietti
È
sorprendente quanto il “cibo” abbia conquistato l’attenzione
dei “mass media” e sia al centro di molte trasmissioni televisive
e di articolati piani editoriali. Ogni canale televisivo propone una
trasmissione in cui ricette, chef e aspiranti cuochi/ristoratori si
confrontano in dubbie tenzoni. Al contempo, in un mercato del libro
quanto mai asfittico, le pubblicazioni riguardanti la preparazione
dei cibi sono in grande crescita sia come numero che come
fatturato (oltre 30 milioni di euro). La popolarità del cibo va oltre la
semplice alimentazione, esce dall’ambito casalingo per diventare
un fattore di costume o meglio di moda. Il fatto che EXPO 2015
sia dedicato a un tema come l’alimentazione, nasce da ragioni
profonde e importanti quali il rischio che il nostro Pianeta non
possa essere in grado di produrre abbastanza cibo per tutte le
popolazioni, ma il percepito da parte dei visitatori è forse diverso.
D’accordo che “il fine giustifica i mezzi”, ma dovremmo analizzare
meglio questa corsa al cibo che sta caratterizzando le società
occidentali e che ha contagiato anche i Paesi in rapido sviluppo.
Questi ultimi mostrano un accesso nuovo al cibo, il cui consumo
identifica l’abbandono della povertà, il raggiungimento di una
nuova condizione sociale. Viceversa nei Paesi avanzati si parla
sempre più di diete e di cibi e ricette sempre più ricercate e
ipocaloriche. In conclusione i poveri divengono più grassi e i
ricchi più magri. Per chiudere è interessante notare che, secondo
l’ISTAT, a inizio ‘800, il 75% del reddito delle famiglie italiane era
destinato all’alimentazione mentre oggi, nonostante se ne parli
continuamente, si è ridotto al 15%.
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