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CITY LIFE MAGAZINE N.12
afferma Pilotti – è dipeso da
due fattori: la crisi del mercato
e l’alto valore economico
delle aree. Però, continuiamo
a pensare che l’area abbia
un suo potenziale. Serve
ripensare il meccanismo
messo a punto fino a oggi,
abbassando il livello di rischio.
Occorre anche ribadire la
scelta strategica del rapporto
pubblico-privato, che prevede
una forte regia da parte del
pubblico, quale decisore
finale e quale garanzia per
il sistema bancario, che è
l’altro soggetto importante
dell’operazione. Ora la palla
passa ai soci di Arexpo: il
consiglio di amministrazione,
infatti, con questo ultimo atto,
ha concluso la missione che
gli era stata affidata: acquisire
i terreni, cederli in diritto di
superficie a Expo e individuare
lo sviluppatore. La gara non
l’ha individuato. Ora si tratta
di capire chi potrà essere tale
soggetto. È auspicabile, per
riprendere il percorso, che
vi sia un allargamento della
compagine societaria”.
Quali saranno le prossime
tappe? “Di recente il consiglio
di amministrazione ha indicato
la propria road map, che
prevede un incarico alle
università di Milano e al
Politecnico per la redazione
di un progetto di sviluppo
da consegnare ai soci entro
la metà della prossima
primavera, prima dell’avvio di
Expo. Il progetto dovrebbe
indicare le opzioni da far
atterrare sull’area e gli impatti
economici collegati. Su queste
basi, i soci dovranno decidere
circa l’opzione desiderabile e
lo strumento più adatto per la
valorizzazione delle aree, con
un preciso cronoprogramma,
quale elemento di garanzia
nei confronti delle banche, un
time-table che dovrà rimanere
invariato”.
Insomma, il “fast-post”, che
Arexpo ha immaginato, rischia
tempi lunghi ed esiti incerti.
In base all’accordo di
programma del 2011, sul
totale dell’area, si potranno
realizzare nuove funzioni per
489 mila mq., ai quali se
ne aggiungeranno 30 mila
di housing sociale. Sulla
metà circa della superficie
(44 ettari) sarà invece
possibile realizzare un grande
parco multitematico, che
da sempre rappresenta il
cuore di qualsiasi idea del
dopo Expo. Nell’ipotesi di
intervento troveranno pure
posto le superfici destinate
alle trasformazioni private e,
accanto ad esse, spazi e
attrezzature dedicate al tempo
libero delle famiglie e dei
giovani e, infine, le attrezzature
sportive.