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avvenisse nella stessa nazione di utilizzo, si
realizzerebbero, nel complesso, benefici anche
di tipo occupazionale, innestando ulteriori circoli
virtuosi: è nel cambio di paradigma tecnologico
che l’industria italiana può trovare la via d’uscita
all’instancabile crisi attuale.
Qualche “esperimento” di tal specie è stato
fatto a Roma, dove la famigerata compagnia
di taxi “3570” in collaborazione con la Nissan,
sponsor dell’operazione, ha adottato due taxi
elettrici con l’automobile “Leaf”. Se l’operazione
in se non ha molta rilevanza, nel senso che la
Nissan sta proponendo l’introduzione dei suoi
veicoli elettrici in molte città del mondo – New
York, Zurigo, Amsterdam, San Paolo, Londra,
Città del Messico – l’elemento degno di rilievo
è la modalità di ricarica effettuata che i tassisti
romani hanno deciso di adottare. Come noto
Roma è una città abbastanza grande nelle
distanze, caotica nel traffico, con un Aeroporto
a 35 km dal centro e priva di una rete di ricarica
rapida (vero tallone d’Achille tecnico e operativo
per l’auto elettrica). Pertanto, considerando
che la “Leaf” percorre circa 150 km con
una ricarica, vista l’olografia ingarbugliata di
Roma, oltre alle consuete modalità di ricarica
mediante colonnine poste all’inizio e alla fine
del tragitto prestabilito (la sede dalla compagnia
e l’aeroporto di Fiumicino), si è pensato di
adottare una stazione di ricarica mobile, cioè
un furgone NV400, sempre fornito dalla Nissan,
dotato di batterie capaci di immagazzinare
fino a 100kWh e di recarsi là dove sono le
45
vetture, qualora ne avessero bisogno. La “Leaf”
passa da uno stato di carica del 38% all’80%
in circa mezz’ora di collegamento alla stazione
mobile. Evidentemente si tratta di un progetto
pilota, peraltro dai costi non abbordabili, visto
che l’allestimento del furgone ha richiesto ben
200.000 euro, che avranno dei tempi di rientro
fra carburante risparmiato e manutenzione delle
vetture estremamente lenti.
Tuttavia, col potenziamento del numero di
colonnine e il correlato incremento del numero
di taxi elettrici, costi e tempi del furgone NV400
si abbatterebbero, poiché potrebbe lavorare su
più vetture giornalmente: è stato calcolato che i
costi di gestione di una vettura elettrica rispetto
ad una alimentata a gasolio, possono arrivare
per impieghi professionali – appunto il taxi –
fino al 70% in meno.
L’esempio di Roma può essere considerato
come una sorta di “apripista” nel senso di un
facilitatore, di un catalizzatore verso il nuovo
paradigma tecnologico, per la trazione – quella
ibrida ed elettrica – certamente pienamente
possibile, ma ancora commercialmente
non matura. Tuttavia l’azione combinata del
car sharing con l’incremento del numero di
colonnine possono, in un orizzonte di un
biennio/triennio, aprire durevolmente la strada
alla mobilità elettrica urbana per trasporti privati.
Se così effettivamente fosse si dischiuderebbe
una nuova realtà dei trasporti e una seconda
giovinezza per le nostre città e per la qualità
della vita urbana.