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consapevoli, quali ad esempio quelli
Nord Europa. Gran Bretagna, Germania,
Danimarca e altri Paesi attribuiscono,
infatti, un elevato valore alla carbon
footprint. Basti pensare che, nel 2010,
in Gran Bretagna 9 famiglie su 10 hanno
acquistato prodotti con l’etichettatura di
carbonio. Sempre in Gran Bretagna, nello
stesso anno, le vendite dei prodotti con
etichettatura di carbonio hanno superato
i 3 miliardi di dollari. Gli operatori della
Grande Distribuzione Organizzata (GDO)
si stanno orientando decisamente verso
programmi di sostenibilità che premiano,
anche in termini di presenza nelle proprie
reti di vendita, i prodotti in possesso di
impronta di carbonio calcolata secondo
i più rigorosi standard internazionali. In
Gran Bretagna, ad esempio, il più grande
operatore della GDO applica già a un
numero rilevante e crescente di prodotti
a marchio proprio (es.: pasta, succo
d’arancia, etc.) l’etichettatura di carbonio.
Evidentemente, la tendenza dei distributori
inglesi, come quella di molti altri grandi o
piccoli distributori in Europa e nel mondo, è
di inserire proprio l’impronta di carbonio tra
gli elementi di qualificazione dei produttori
e di selezione dei prodotti da esporre sugli
scaffali. L’industria vitivinicola italiana
e, in generale, le imprese operanti in
tutti i settori dovranno necessariamente
fare i conti con il crescente interesse
dei consumatori e dei distributori verso
l’impronta ambientale. Per rispondere a
tale interesse, le filiere produttive dovranno
attrezzarsi adeguatamente, promuovendo
la diffusione delle conoscenze e l’adozione,
in collaborazione con il settore pubblico,
di modalità e strumenti appropriati per
fare in modo che gli operatori possano
comunicare informazioni oggettive,
confrontabili e credibili relative alla
prestazione ambientale dei propri prodotti.
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RiMatrix S – F