CITY LIFE MAGAZINE
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Non va persa l’occasione,
grandiosa, che si va
profilando: la progettualità
di un futuro tecnologico
costruito sull’uomo e
sull’ambiente e non solo
sul business
D
a ormai un decennio si fa
un gran parlare sui siti e
le riviste, le più diverse, delle
cosiddette “Smart City” o città
intelligenti, estensione del più
definito concetto “Smart Grid”.
Per quest’ultimo s’intende una
rete di nuova generazione,
idonea a dispacciare i flussi in
modo bidirezionale, di sostenere
i carichi (immissioni e prelievi)
del nuovo parco rinnovabili,
di sorreggere con la propria
ramificazione la futura mobilità
elettrica. Nell’insieme, ne risulta
una rete evoluta perché molto
più “duttile” e performante,
capace di rendere possibile
l’interazione permanente e
polivalente del futuro utente.
Tuttavia, se queste sono
le premesse, la linea sulle
preferenze da esplicitare in
ordine ai singoli protocolli
esecutivi, è tutta da tracciare,
e non priva di molte
incertezze e difficoltà. Il punto
nodale è da ravvisarsi nella
mancata partecipazione e,
di conseguenza, la mancata
evoluzione del “naturale” partner
delle nuove tecnologie, cioè il
suo fruitore: il cittadino del 21°
secolo. Tanto si è arricchita
la parte dell’Offerta, quanto
è rimasta ferma, quella della
Domanda. Eppure, è sugli
input di quest’ultima che si
attivano il mercato e soprattutto
le istituzioni, in primo luogo
quelle locali, proprio perché le
più prossime al cittadino e ai
corpi intermedi, come le varie
associazioni di categoria che
quasi sempre si sono dimostrate
le più ricettive nel voler
sensibilizzare i propri associati.
Si rende allora necessaria
la promozione di una nuova
e più penetrante visione
del “mondo smart” dove
il cittadino sia soggetto
interagente e consapevole e
dove la sua gamma di bisogni
sia di ispirazione per i relativi
applicativi. In questo modo
sarà possibile dare contenuto e
specificità all’idea “smart”, che
altrimenti, come avviene oggi,
tende sempre più ad astrarsi,
a perdere contatto con le cose
e divenire un contenitore dove
ogni applicativo sembrerebbe
andar bene, senza però dotarsi
di contenuti e della relativa
caratterizzazione.
Se invece viene riposto al
centro dei progetti la persona
umana e l’insieme delle sue
proiezioni (bisogni sogni,
desideri...), è possibile effettuare
una selezione delle priorità,
costruendo per ciascuna di
esse la relativa strategia di
successo, consapevoli che in
un Paese come il nostro, dai
mille e più Comuni, le priorità,
da una base comune piuttosto
generica di livello nazionale, si
dovranno poi specificare nelle
singole esigenze delle varie
città e dei loro cittadini: ecco
perciò il porto di Genova, il
teleriscaldamento a Torino, la
mobilità sostenibile a Parma.
Ma per poter far questo,
cioè per poter organizzare la