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previsioni fossero decisamente
ribassiste, si procederebbe con
meno decisione e più prudenza
d’acquisto.
Gli elementi indicati sono articolati
sul breve periodo, del recente
passato o del prossimo futuro,
e nessuno di essi, neanche
congiuntamente, raccoglie in
sé la spinta critica per stimolare
l’inversione di tendenza: nelle loro
singolarità rappresentano segnali
incoraggianti che mostrano come
una certa qual effervescenza
è presente nel settore a
testimonianza di un’ attività non
domata. Tocca allora ravvivare
questa tenue fiamma di vitalità,
per esempio con azioni di politica
monetaria e/o fiscale a favore delle
imprese in modo da stimolare la
ripresa e i correlati consumi.
Un simile effetto potrebbe venire
anche dal recentissimo accordo
sul nucleare che è stato siglato in
Iran, che consentirà al paese di
riattivare potentemente la propria
produzione petrolifera, portandola
a mezzo milione di barili per la fine
di quest’anno, e a raddoppiarla
l’anno prossimo.
Si aprirebbero allora scenari inediti
e molto promettenti per la nostra
malconcia economia: il naturale
contenimento dell’inflazione
porterebbe alla possibilità di
aumentare l’offerta monetaria e di
accrescere le possibilità di credito
per famiglie e imprese. I prodotti
destinati all’export sarebbero più
competitivi, anche in vista di un
allineamento del dollaro sull’euro,
secondo l’originale rapporto
valutario di 1 a 1.
Queste azioni su un terreno
“già arato”, come quello che si
sta preparando nel settore gas,
sarebbero davvero efficaci per
una ripresa sostanziale e duratura
dell’economia tutta e, quindi,
dei consumi interni, ponendo
finalmente e definitivamente alle
spalle la crisi che ha sconvolto
un’intera generazione.