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tali per cui il territorio servito,
oltre a quello locale è regionale
e addirittura nazionale: Montello,
infatti, gestisce l’equivalente dei
rifiuti di mezza Lombardia.
Entrambi gli impianti alimentano le
proprie flotte dei mezzi di raccolta
dei rifiuti e con i carri bombolai
alimentano anche i distributori di
carburante al di fuori del proprio
perimetro impiantistico.
Il terzo caso virtuoso descritto
da Confalonieri ha riguardato
l’esperienza di Hera Ambiente, che
ha sposato una strategia rivolta
al biometano. Hera possiede
sette impianti di trasformazione e
valorizzazione dei rifiuti organici, con
un potenziale complessivo di circa
autorizzate di rifiuti organici
trattabili all’anno. Nell’impianto
padovano, uno dei pochi casi
in Italia, dall’implementazione
della digestione aerobica, si
valorizza anche il calore prodotto
dalla cogenerazione del biogas,
servendo così una serie di
utenze private e commerciali
che sorgono intorno all’impianto.
Anche qui viene raccolta la sfida
dell’upgrading del biogas a
biometano. In questo caso non vi è
immissione in rete, ma produzione
di biometano prioritariamente
per l’alimentazione dei mezzi di
raccolta dei rifiuti.
Nei casi di Sesa e di Montello le
dimensioni impiantistiche sono