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italiana e quella francese, che
è oggi, con i suoi 76 impianti,
il Paese più attivo in materia di
diffusione della rete. 68 di questi
iniettano direttamente nella rete
di distribuzione a dimostrazione
dell’importanza della capillarità.
“In Italia invece tutto dipende dalla
vicinanza o dalla lontananza da un
metanodotto – continua Senatori
–. Quando le distanze aumentano
il progetto si blocca e si perde il
potenziale di biogas, un potenziale
prezioso e strategico per la rete
e per il sistema nazionale. A oggi
disponiamo di 20 impianti che
procederanno verso il biometano
Gnl. Tre impianti sono in via di
realizzazione, mentre una buona
parte di questi ha concluso l’iter
autorizzativo. Questa filiera va
sviluppata, anche se a monte
occorre valutare quale sia la
soluzione più efficace ed efficiente
per un impianto: il biometano
liquido o invece puntare alla rete
di distribuzione”.
Il coordinatore dei Progetti gas
rinnovabili di Pietro Fiorentini ha
anche mostrato i casi virtuosi