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C I G
M A G A Z I N E
Il caso Snam
Prima però vale la pena capire
come e perché Snam abbia
deciso di investire in questo
settore. Il come è presto detto:
attraverso studi e analisi del
mercato mondiale dell’energia,
come ad esempio il Global Gas
Report, realizzato in collaborazione
con il Bcg Center for Energy
Impact e International Gas Union.
È da questi studi che i grandi
player mondiali analizzano lo
stato dell’arte del gas naturale e
individuano le migliori strategie
competitive. Ed è proprio grazie a
tali ricerche che Snam è arrivata
a sostenere l’importanza della
distribuzione del biometano
grazie alla competitività dei costi,
se parametrati a quelli delle
fonti energetiche rinnovabili,
come l’eolico e il solare, e al loro
carattere intermittente.
Snam è anche convinta del
fatto che il gas prodotto da
fonti rinnovabili, utilizzato nelle
infrastrutture già esistenti,
può avere un ruolo chiave
nell’abbattimento delle emissioni
di CO 2 nel nostro Continente: una
tesi per altro frutto di un lavoro
realizzato in collaborazione con
Ecofys, che si è tradotto nel Gas
for Climate 2018.
Insomma, per Snam il biometano
è un asset su cui puntare,
anche perché, per riscaldare gli
edifici, produrre energia elettrica,
alimentare i trasporti pesanti
terrestri e marittimi, si possono
generare risparmi attorno a 140
miliardi di euro ogni anno.
Venendo al tema del workshop,
Snam ci ricorda che per quanto
riguarda gli allacciamenti, da aprile
2016, epoca di avvio della nuova
attività, il numero delle richieste
di nuovi allacciamenti è molto
cresciuto e oggi le richieste relative
al biometano rappresentano circa il
50% del totale.
“A oggi, infatti, abbiamo
contabilizzati oltre 800 contatti
preliminari per interconnessioni alla
del biometano, per affrontare il
tema del rapporto tra il colosso
internazionale dell’energia e
questa fonte rinnovabile e di
come la stessa società energetica
si propone agli operatori di
questo relativamente nuovo
settore, è stato chiamato Stefano
Mapelli, manager dei Contratti di
allacciamenti di Snam.