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chedire
Questa F.1 è ok!... o forse no?
di Vittorio Gargiulo
E’
ormai notizia nota che l’americana Liberty Media stia finalizzando l’acquisto della quota di controllo della società che gestisce il circus della Formula 1.
Bene, Mr. Ecclestone resterà in sella per qualche anno ancora ma è plausibile ipotizzare che
nel medio termine gli americani inseriranno volti
nuovi ai vertici del management.
Ciò comporterà grossi stravolgimenti? E’ difficile ipotizzarlo, dipenderà probabilmente dal piano industriale che l’attuale management andrà a
discutere con il nuovo consiglio di amministrazione. Gli americani, si sa, guardano al sodo.
In generale, è noto, gli spettacoli sportivi americani sono più semplici, più comprensibili e meno
cervellotici dei corrispettivi europei. Offrono un
divertimento basico ad un pubblico forse meno
esigente. Ne consegue che qualche modifica al
format potrebbe essere all’ordine del giorno in un
futuro prossimo.
Ma se l’attuale Formula 1 saprà invece confermarsi una efficiente macchina-fabbrica-soldi i nuovi padroni potrebbero applicare il vecchio detto:
“squadra che vince non si cambia” e tutto resterà
più o meno invariato.
Indubbiamente Mr. Ecclestone è stato abilissimo nel costruire un meccanismo equilibrato e
formidabile, che si basa però soprattutto sulla
conquista di nuovi mercati (leggi organizzatori)
in grado di pagare tariffe sempre più alte per
ottenere il “grande spettacolo della Formula 1”.
Però come rapidamente tante nuove piazze si
sono aggregate altrettanto rapidamente hanno
mollato il colpo. E questo fatto qualche dubbio
potrebbe insinuarlo.
Certo il confronto tra Formula 1 e Indycar è
stridente: di qui tecnologie di livello altissimo e
poco spettacolo sportivo (leggi divertimento per
chi guarda). Oltreoceano invece tecnologia basica, un monomarca (o poco più) ma picchi elevatissimi di spettacolo in pista: a due gare dalla
fine del campionato ben 8 piloti erano ancora in
lizza per il titolo… quando invece in Formula 1
i piloti in lizza sono “due e due soltanto” sin dai
test invernali pre-campionato.
Ecco, su questo tema ci sentiamo di contraddire Sir Jackie Stewart che (lo leggerete più avanti)
abbiamo avuto il piacere di incontrare brevemente a Monza.
Si dirà: ma la Formula 1 è la punta del motorsport, la ricerca tecnologia porta benefici alla
produzione automobilistica e lo spettacolo non
può essere elevatissimo.
Dissentiamo. A parte il fatto che:
1) la ricerca dell’industria automobilistica viaggia a velocità elevatissime di suo (e la Formula
1 spesso ne trae ispirazione invece che offrirne);
2) nel Mondiale Endurance le auto sono ancora
più sofisticate ed evolute (e quella sembrerebbe
essere la palestra ideale per ricerca e sviluppo);
3) la FIA contraddice se stessa presentando nel
Mondiale Rally (gare stradali quindi) vetture con
tradizionali motori endotermici e non ibridi…
A parte tutto ciò: siamo proprio sicuri che al
pubblico che paga il biglietto gliene freghi assai del recupero di energia? O piuttosto vorrebbe
tornare a casa contento di aver assistito ad una
bella battaglia sportiva?
In Italia abbiamo una visione distorta della situazione, l’amore per la Ferrari fa passare in secondo
piano ogni altra valutazione. Ma il seguito sta calando anche qui e in Paesi dove non c’è tradizione
e cultura delle corse le tribune restano desolatamente vuote. La Formula 1 non è capace di guadagnare nuovi fans e su questo fatto, statene certi, i nuovi
padroni del vapore rifletteranno attentamente.