#cheauto! Luglio/Agosto 2016 | Page 74

la (ri)carica della Formula E ma la formula E ha vinto o perso la sua scommessa ? Nel mare del marketing, dalle basi piuttosto instabili, che caratterizza la serie “full-electric” promossa dalla FIA viene da farsi una domanda, anzi “la” domanda. Sicuramente la Formula E è riuscita a vincere dove tutti si aspettavano che perdesse, ovvero nei fondamentali sportivi: piloti di alto livello, sfide entusiasmanti, sorpassi, giri veloci, colpi di scena… spettacolo. A piene mani. Certo è che, dove invece si doveva eccellere, si continua ad procedere per compromessi. Sul mercato esiste un’automobile elettrica capace di un’autonomia di oltre 500 chilometri e prestazioni straordinarie, mentre sul lato corse - che dovrebbe essere più avanzato della produzione -  si continua a languire in termini performance assoluta e a dover effettuare il cambio vettura a metà gara per la scarsa durata delle batterie. Non traspare un grande messaggio: “Amico, meglio che di elettriche te ne compri due, perché una sola non soddisferà mai le tue necessità”. Detto questo, la vera affermazione della Formula E è arrivata su un piano diverso. E sta nell’aver reso credibile in termini commerciali il sogno “alternativo” delle gare ad impatto zero, offrendo così a partecipanti e organizzatori locali la possibilità di rivendersi una “verginità ambientale” indipendentemente dal fatto che esista o meno. Con le basi tecniche ci si fa poco, nel mondo di oggi ma l’importante è che il messaggio passi. Da questo punto di vista, la Formula E ha toccato tutti i tasti giusti, producendo un buono spettacolo e riportando le gare nei centri cittadini. E se è vero che tanti dei “nuovi” tifosi non sono né appassionati di auto né potenziali client(ma solo attratti dall’aspetto “glam”), è anche vero che se mai si prova ad allargare la base mai ci si riuscirà.