la (ri)carica della Formula E
ma la formula E
ha vinto o perso
la sua scommessa ?
Nel mare del marketing, dalle basi piuttosto
instabili, che caratterizza la serie “full-electric”
promossa dalla FIA viene da farsi una domanda, anzi “la” domanda.
Sicuramente la Formula E è riuscita a vincere
dove tutti si aspettavano che perdesse, ovvero
nei fondamentali sportivi: piloti di alto livello,
sfide entusiasmanti, sorpassi, giri veloci, colpi
di scena… spettacolo. A piene mani.
Certo è che, dove invece si doveva eccellere, si continua ad procedere per compromessi.
Sul mercato esiste un’automobile elettrica
capace di un’autonomia di oltre 500 chilometri e prestazioni straordinarie, mentre sul
lato corse - che dovrebbe essere più avanzato della produzione - si continua a languire
in termini performance assoluta e a dover effettuare il cambio vettura a metà gara per la
scarsa durata delle batterie.
Non traspare un grande messaggio: “Amico, meglio che di elettriche te ne compri due,
perché una sola non soddisferà mai le tue necessità”.
Detto questo, la vera affermazione della
Formula E è arrivata su un piano diverso. E sta
nell’aver reso credibile in termini commerciali
il sogno “alternativo” delle gare ad impatto
zero, offrendo così a partecipanti e organizzatori locali la possibilità di rivendersi una
“verginità ambientale” indipendentemente dal
fatto che esista o meno.
Con le basi tecniche ci si fa poco, nel mondo
di oggi ma l’importante è che il messaggio passi.
Da questo punto di vista, la Formula E ha
toccato tutti i tasti giusti, producendo un buono spettacolo e riportando le gare nei centri
cittadini. E se è vero che tanti dei “nuovi” tifosi
non sono né appassionati di auto né potenziali client(ma solo attratti dall’aspetto “glam”), è
anche vero che se mai si prova ad allargare
la base mai ci si riuscirà.