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chedire
Formula Radio
di Vittorio Gargiulo
Monta
l’onda della
protesta sulla gestione
del motorsport ai più alti livelli. Dopo la surreale prima ora di gara a Le Mans (una pressoché inutile processione dietro alla safety car)
la partenza del Gran Premio d’Inghilterra a
Silverstone, con le auto incolonnate dietro alla
safety car pure in questa occasione, ha suscitato il totale disappunto da parte dei fans.
Negli ultimi anni la Formula 1 è andata via
via allontanandosi dai semplici principi della competizione per avvitarsi, o meglio avvilupparsi, al totem di un rinnovamento spesso
sconclusionato, artefatto, senza una direzione
precisa.
Ovviamente ogni modifica regolamentare
comporta il sorgere di controindicazioni, problemi, complicazioni nella gestione tecnica,
sportiva e strategica di team e gare. Il problema è che, a quanto pare, la soluzione a queste “complicazioni” è più o meno sempre stata
quella di aggiungere altre complicazioni.
Mi spiego, rifacendomi a quanto accaduto a Silverstone a Nico Rosberg, penalizzato
per aver ricevuto indicazioni non ammesse
dal muretto box.
Orbene, assunto che le comunicazioni radio possono indurre a supportare il pilota con
consigli tecnici e strategici, se si considera ciò
un indebito aiuto tale aiuto deve essere impedito. Sin qui siamo tutti d’accordo.
A questo punto la logica suggerirebbe il
provvedimento più semplice, lineare e diretto
per impedire questi aiuti: impedire del tutto
questi contatti radio e tornare ai cartelli informativi dal muretto.
Invece no, la soluzione cervellotica è che
si può stare in contatto con il pilota ma senza
dirgli nulla che possa influire sul suo comportamento. Ci domandiamo: e allora cosa gli
raccontiamo di bello al nostro pilotino? Gli
diamo in diretta i risultati delle partite? oppure
gli chiediamo dove vuole andare a cena?
Suvvia, siamo logici e razionali e smettiamola di prenderci in giro!
Gli “spotter” in NASCAR hanno precisamente il compito di aiutare via radio il pilota
a gestire le situazioni di traffico e lo stesso accade in motonautica, ove la visibilità è sempre ridottissima (a causa delle scie) e gli specchietti retrovisori sono perennemente bagnati.
Ovviamente in Formula 1 la situazione è
differente, non c’è bisogno degli “spotter”,
ma se permettiamo ai box di parlare al pilota
è ovvio che ci sia un minimo di scambio di informazioni. Quindi aboliamo le radio oppure
lasciamoli interagire.
Tanto più che la regola del dire senza aiutare, del poter informare ma solo fino a un certo
punto (e per di più senza certezza e chiarezza della pena in caso di infrazione) sembra
fatta apposta per innescare polemiche, discussioni, reclami, appelli e contro-appelli…
insomma roba da toghe e non da tute…
P.S.: …e se parliamo di sicurezza è sufficiente che in contatto con i piloti ci stia la
direzione gara