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CURIOSITÀ
L’ARTE GIAPPONESE DI GODERSI LA VITA
Onsen, Cerimonia del tè e cibo tradizionale
Rotemburo o Kon Yoku Onsen, all’aperto e misti, oppu-
re in legno ed in pietra: gli Onsen. In Giappone ce ne
sono davvero di ogni tipo, oltre 3.000 disseminati un
po’ ovunque. Queste fonti termali naturali sembrano
davvero essere dei templi di pace in cui rifugiarsi, an-
che solo per una manciata di ore. Amate soprattutto
dagli stessi giapponesi, gli Onsen sono una meta turisti-
ca a cui far visita, oltre che una mecca da raggiungere
in pellegrinaggio per espiare peccati di corpo e anima.
Qui ci si rilassa nei tepori di acque calde ricche di sali
minerali, magari, ammirando la bellezza di suggestivi
scenari che stanno attorno. Ma attenzione, occorre
rispettare delle regole. Da queste parti non sembra-
no essere tollerati rumori, tatuaggi e scarsa igiene.
Dopo la purificazione del corpo, anche quella dell’a-
nima. Se per gli inglesi il tè delle 17 è un’abitudine
quotidiana, per i giapponesi invece è un vero e proprio
rituale sacro a cui partecipare solo su invito.
Cha no you, o cerimonia del tè, è un’arte antica che
affonda le sue radici tra il 1500 e 1600, quando il
monaco Sen no Rikyu la introdusse ufficialmente codi-
ficandola come una cerimonia spirituale con tanto di
precisi dettami da seguire: armonia, rispetto, purezza
e tranquillità, e luoghi in cui celebrarla: chashitsu, sala
del tè. La versione più semplice prevede che il cerimo-
niale si articoli in due momenti distinti: kaiseki e usu-
cha. Il maestro del tè offre agli ospiti presenti prima
un pasto dolce, per mitigare l’amarezza dell’infuso,
poi passa a servire il tè leggero, macha, preparato per
sospensione e non per infusione classica, osservando
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con precisione gesti e movenze. La tazza è una per
tutti e viene pulita prima di essere passata tra gli invi-
tati, facendo attenzione che la decorazione principale
rimanga sempre verso l’esterno. E’ fondamentale che
tutto si svolga nel rispetto dell’antica tradizione, dive-
nuta nel tempo una forma di educazione sociale e spi-
rituale da insegnare e tramandare nelle generazioni.
Appurato che Onsen e antica cerimonia del tè sono
parte dell’autentica tradizione nipponica volta ad ele-
vare corpo ed anima, anche la cucina non è da meno.
La cultura del cibo in Giappone assume particolare
importanza nella vita quotidiana, in quanto legata alla
natura e ai suoi ritmi e stagioni. Basti pensare alla va-
rietà delle pietanze di cui si compongono i piatti, oltre
alla precisione estetica con la quale questi vengono
preparati. Un vero culto secolare che inizia dalla scelta
dei contenitori e delle ciotole per completarsi poi nella
disposizione del cibo da servire. Creazioni paragonabili
a capolavori d’arte che si propongono di coinvolgere
tutti i cinque sensi: vista, gusto, olfatto, tatto e anche
l’udito. Quando si parla di cucina giapponese, però,
non si parla solo di sushi e sashimi. La gastronomia
giapponese spazia dallo street food, al pesce fresco
dei mercati, fino a quella servita sui tavoli di raffinati
ristoranti o nei tradizionali ryokan. Sfatiamo il mito di
rolls e uramaki, sugli autentici menù giapponesi e in
piccole e grandi ciotoline di ceramica si trovano delle
vere prelibatezze, come l’unagi e il tonkatsu, o il sukiyaki
e il donburi. Incredibili esperienze sensoriali di gusto.