attualità
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Ciampino Magazine - gennaio 2014
A cura di Domenico Di Pietro
I nuovi scenari geo-strategici complessi
Il precario equilibrio dell’Europa
L’
Europa è circondata da instabilità e
minacce come gran parte del globo.
Dopo la caduta del muro di Berlino,
le istituzioni occidentali, dall’Ue alla Nato, si
sono rapidamente allargate. Questo processo
ha ricompreso i vecchi Stati satelliti dell’Unione
Sovietica, arrestandosi solo ai margini della
vecchia grande superpotenza. Si è trattato
senza dubbio di un processo difficile e tortuoso
che ha cambiato la storia del nostro continente.
A sud, l’allargamento ai Balcani, tutt’ora in corso, ha contribuito potentemente a disinnescare
una delle più importanti polveriere della storia,
riassorbendo le terre che avevano fatto parte
dell’impero romano, ma fermandosi anche questa volta ai confini della Turchia dove in questo
momento sono in corso fermenti molto importanti. L’ottimismo prevalente faceva sperare che
anche gli stati ex-sovietici, Russia inclusa, e la
Turchia, sarebbero entrati sotto qualche forma
nel nuovo grande spazio eurocentrico. Invece
questo processo è come noto ancora molto
difficile.
Anche gli Stati della sponda sud del Mediterra-
neo, con varie formule di collegamento all’Ue
e alla Nato, avrebbero dovuto partecipare a
questo spazio, accettandone le regole e il
destino comune.
In pratica abbiamo una situazione molto delicata che dovrebbe essere costantemente monitorata e valutata da chi ne avrebbe le possibilità e
i compiti di direzione e di analisi geo-strategica.
La Turchia, che ospita uno dei radar essenziali per il funzionamento della difesa aerea e
antimissilistica europea, potrebbe acquistare
sistemi antimissili cinesi, incompatibili con quelli
occidentali sia sul piano dei sistemi radar che
del comando e controllo. Si tratterebbe senza
dubbio di bel problema da risolvere. Il governo di Ankara andrebbe ad accrescere la sua
distanza dagli alleati occidentali con posizioni
di tipo nazionalista o ideologiche su Israele,
sulla Siria e sui mutamenti in corso nel mondo
arabo. Un bel grattacapo per chi volesse soffermarsi a riflettere.
In Africa, come noto, aumenta notevolmente la presenza di altre potenze (Cina, India,
Brasile) oltre agli Usa e alla Russia). Si nota
anche l’espandersi di una fascia di instabilità,
criminalità e terrorismo, un tempo confinata alla
sola Somalia. Questa situazione di instabilità
viene estesa ora da est ad ovest a tutta la larga
fascia sahariana. Un geografia molto instabile e
pericolosa.
L’irrisolta crisi libica, le guerre legate agli
interessi minerari (petrolio, diamanti, materie
prime in genere) accrescono la conflittualità e
alimentano il flusso dei profughi e dei migranti
verso l’Europa. In Italia, questa situazione, ha
risvolti a volte drammatici che vengono portati
all’attenzione dell’opinione pubblica solo in casi
di stragi umanitarie.
Vi sono anche grandi mutamenti strategici
globali, con la crescita della potenza cinese,
anch’essa apparentemente orientata in senso
fortemente nazionalista. Un processo complesso e articolato che viaggia in parallelo al
crescente orientamento della strategia americana verso il Pacifico.
Possiamo dire allora, che appare strano. che gli
europei non sembrino dedicare una seria attenzione ai problemi della difesa e della sicurezza
internazionale in una fase come questa. Come
ha scritto recentemente Michele Nones, Direttore dell’Area Sicurezza di IAI: <>.
Malgrado numerosi esercizi sia in sede Nato
(l’elaborazione di “nuovi” concetti strategici) che
nazionale (Libri Bianchi e altri documenti più o
meno analoghi), non si è aperto un grande e
concreto dibattito.
Questo dato si esprime nella mancanza di
direzione strategica della politica estera, di
sicurezza e di difesa dell’Ue, che pure era al
centro dell’ultima revisione dei Trattati varata a
Lisbona. Del resto anche analizzando i risultati
del Consiglio europeo di dicembre sulla difesa
non si può manifestare soddisfazione.
Il progressivo declino delle capacità militari
europee e l’aggravarsi dello scenario globale, in
particolare nelle regioni attorno all’Ue rendono,
invece, la questione urgente e necessaria.
Se l’Europa continuerà a nascondersi all’evidenza, nessuna politica di sicurezza e difesa
comune sarà realmente possibile e il quadro
strategico europeo continuerà ad essere
incerto.
Invece la costruzione dell’Europa della difesa è
uno dei traguardi più ambiziosi dell’integrazione. Un cammino pieno di ostacoli, ma decisivo
e non rinviabile.