attualità
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Ciampino Magazine - gennaio 2014
A cura di Domenico Di Pietro
Il nodo delle riforme
E’
responsabilità della politica ridare fiducia nelle istituzioni. Invece qualche
partito spara bordate anche verso il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
e quindi infanga le istituzioni a prescindere.
Si dovrebbe anche mettere un freno a comportamenti che calpestano la moralità pubblica.
Invece abbiamo ancora tanti esempi di ruberie
e sprechi ingiustificati. Stipendi, pensioni e vantaggi, specie nella classe politica e dirigente,
che non hanno eguali in qualsiasi altro paese
civile. Una vergogna che pesa sulle spalle dei
cittadini, che arrancano giorno dopo giorno,
con stipendi e pensioni oramai insufficienti e
con una carico fiscale inaccettabile.
Soffriamo anche di impotenza decidere. Adesso, invece, Matteo Renzi ha scoperto le carte in
tema di riforme elettorali, affermando perentorio
ai giornali in materia di riforma elettorale: << Tre
proposte e in un mese si chiude>>.
Vedremo cosa accadrà. Intanto le altre forze
politiche riflettono e commentano spesso a
sproposito.
Non c`è più effettivamente più spazio per i
tentennamenti. La crisi sociale che morde alle
caviglie il paese da Nord a Sud è di tale gravità
da non consentire di perdere tempo. Superare
l`impotenza è un dovere e una necessità. Stare
fermi è troppo rischioso.
Ovviamente la colpa non è stata solo di Silvio
Berlusconi. Sono stati tutti ugualmente colpevoli. Molti di loro, purtroppo, sono ancora in
Parlamento e adesso tentano di non farsi riconoscere. Qualcuno di nascondersi, sperando
che passi la bufera.
Questa mancanza-di virtù politica decisionale
non è ulteriormente tollerabile. Serve una svolta
decisa che deve partire dalla volontà politica di
ogni singolo cittadino.
La politica deve rompere questo sortilegio, e
dare ai cittadini uno strumento elettorale che
consenta loro di andare a votare, con la certezza di poter usare un metodo funzionale. Serve
una rappresentanza vera, preparata, intelligente
ed onesta.
La cancellazione del Porcellum da parte della
Consulta crea problemi di legittimità decisionale
di questo Parlamento come ha messo in luce
Gustavo Zagrebelsky in una recente intervista a
Repubblica.
Proprio per questo motivo, una classe politica
che voglia fare il suo dovere presso i cittadini,
lo fa anche dimostrando di essere in grado
di uscire dall`impasse con gli strumenti che la
Happy Aperitivo
Aperitivo con buffet
Pagamento bollettini
postali e bancari
Costituzione mette a disposizione.
A tal proposito si deve dire che nell’attuale
dibattito il maggioritario sembra godere di un
certo consenso. Vi sono praticamente due
gruppi: coloro che vogliono ancora ricorrere al
premio di maggioranza e coloro che vogliono il
doppio turno, conosciuto anche come modello
francese.
Il primo dei due ha controindicazioni evidenti
in quanto lavora contro la ricostruzione della
fiducia contenendo un elemento di arbitrarietà
(il premio). L`altro metodo, quello del doppio
turno, avrebbe il merito di creare solide maggioranze.
Esso riduce però il peso dell`opposizione, se
non è incastonato in un sistema politico retto
su un forte senso di sovranità del corpo nazionale può non essere in grado di “cementare” la
fiducia.
Nadia Urbinati con chiarezza afferma su “Repubblica” che “Si cita la Francia come modello
ma si trascura di dire che la Francia è per tutti
i francesi “La France”, il popolo-re-uno-indiviso
al quale presidenti e maggioranze eletti si inchinano, prima che al loro partito. Dove c`è, come
in Francia, una sovranità forte e indiscussa le
maggioranze sono comunque una parte rispetto alla quale il tutto ha preminenza indiscussa
di riferimento e di limite, per chi vince come per
chi perde. Questo potrebbe non essere sia il
nostro caso. Certo, noi abbiamo già una forma
di maggioritario nel modo di eleggere i sindaci.
Ma i sindaci operano nella sfera amministrativa
nella quale la debolezza del consiglio comunale
che questo sistema comporta non è un serissimo problema. Ma lo sarebbe se applicato a
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livello nazionale poiché il parlamento fa leggi e
non è desiderabile un sistema che rende il collettivo deliberante più debole dell`esecutivo>>.
Dobbiamo anche dire che in Italia siamo spesso troppo attratti dal seguire modelli che altri
hanno creato e disegnato con “taglio sartoriale”
sulla propria esperienza e sulle proprie caratteristiche peculiari.
L`Italia, dobbiamo ricordarlo, è plurale, spesso
divisa, con un forte senso della complessità di
appartenenza nazionale e quindi ha bisogno di
rappresentare il pluralismo e cercare strategie
per la cooperazione invece che inseguire sterili
semplificazioni che non ci appartengono nel
tentativo arrivare forzatamente a un bipolarismo
perfetto.
Si deve poter trovare una mediazione intelligente tra garantire la pluralità e formare maggioranze non aleatorie. Un sistema elettorale che sia
ragionevolmente rappresentativo della diversità
senza consentire che la pluralità diventi frammentazione e ingovernabilità o peggio ancora
larghe intese inconcludenti o Governi del Presidente a tempo indeterminato.
Il tempo stringe. A tal proposito l’alfaniano
Maurizio Lupi ha dichiarato a “Repubblica” del
3.1.2014 che “la riforma elettorale deve essere
incardinata entro gennaio. Ci vuole un segnale
chiaro che nessuno fa più melina. Accettiamo
la sfida e saremo più veloci di Renzi”.
Allora aspettiamo e vediamo cosa riusciranno
a partorire di positivo per il paese, pur sottolineando che di sola riforma elettorale non si
mangia.
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