MARCO VAROLI
Dove sei nato e cresciuto?
Io cambio, così come i miei interes-
si. Il mondo del food mi piace e mi
ha dato tanto ma nel processo di
cambiamento, e quindi di crescita
personale e professionale, ora credo
ci sia spazio anche per altro. Voglio
esplorare nuovi ambiti della foto-
grafia, e cercare di trovare un equili-
brio tra mondo pubblicitario e
progetti personali.
Sono nato e cresciuto in un piccolo
paese in provincia di Varese, ora
vivo e lavoro a Milano.
Qual è, fino ad oggi, la più grande
soddisfazione della tua carriera?
Nel 2015, assieme ad un altro foto-
grafo, ho fondato Oak Seed Studio.
Uno studio dinamico, che mi ha
permesso di fare molte esperienze e
mi ha dato buon background per
farmi conoscere come professionis-
ta. Ora quell’avventura è giunta al
termine, ho voglia di spostarmi
altrove, di muovermi. Poter fare il
lavoro che mi piace e parlare di una
mia carriera è già una soddisfazione
di per sé. Sono una persona positi-
va, quindi la risposta è solo una:
quella che verrà domani. Guardo
con spirito critico i miei lavori e
cerco sempre di migliorare e supe-
rarmi, dunque sono portato a
credere che il mio futuro sarà arric-
chito da esperienze e da nuove
competenze.
Progetti, vicini e lontani?
Vorrei trovare nuovi giovani chef
stranieri da inserire nel mio proget-
to Id food -nato in collaborazione
con la giornalista Gaia Bortolussi -
che, attraverso i miei scatti, indaga
le identità degli chef attraverso i
piatti. Un progetto che sta per
partire mi vede coinvolto in una
collaborazione con un giovane
designer italiano, un’altra avventura
che credo di intraprendere a breve,
invece, riguarda il mondo del vino.
In fase di conclusione anche un
nuovo lavoro editoriale, molto
interessante, che mi vede assieme
ad uno chef molto particolare e
un’illustratore italiano “fuori dalle
righe”. Di più non posso svelare,
tenetemi d’occhio!
Nella fotografia, come nelle altre
arti, la ricerca di nuovi confini è
fondamentale. La mia carriera è
nata dalla passione ma si nutre di
cambiamenti.
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