MAURO BUFFO
In tutte le culture il Natale è l' occa-
sione per "vivere insieme" un
evento, una memoria, un' apparte-
nenza, una speranza condivisa
,queste feste natalizie accolgono il
senso che viene loro dato, offrono l'
occasione a quanti si sentono legati
da sentimenti affettivi di "stare
insieme". Natale rimane così nel
sentimento di moltissimi la festa in
cui si celebra l' amore. Resta un'
occasione per "vivere insieme
qualcosa",cercando una gioia
comune, condivisa, l'essere a tavola
tutti assieme. Perché sia conviviale,
la tavola va preparata innanzitutto
con la volontà precisa di invitare
qualcuno a condividere il cibo che
prepariamo: i parenti, gli amici,
qualcuno che amiamo . Solo dopo
possiamo pensare ai cibi da prepa-
rare: cibi capaci di esprimere
"straordinarietà", eccesso di bontà
da gustare e cantare, cibi che, allie-
tati dal vino, possono favorire una
sobria ebbrezza: non un vino qual-
siasi, non necessariamente il più
costoso, ma quella bottiglia preziosa
tenuta in serbo per gli amici, aperta
per l' occasione, profumo e gusto
fuori dall'ordinario. Non un cibo
qualunque , non necessariamente il
più raro, ma quello che magari ci
ricorda l'infanzia in famiglia, quello
che ci riscalda il cuore.
Convivialità a tavola significa
spazio, tessuto, mosaico di parole
scambiate e di immagini create,
racconti che seducono. Lì tutti
siamo uguali, con le stesse possibili-
tà di prendere cibo e di intervenire
con la parola: bambini e anziani,
uomini e donne, invitanti e invitati.
L' uno parla, l' altro ascolta mentre
si mangia: parole che si intrecciano
fino a spegnere ogni diffidenza. Qui
entriamo in gioco noi cuochi,
cercando di dare forma, gusto e
sapore a tutti questi sentimenti ,
cercando di goderci il sorriso sui
volti dei commensali, sapendo di
essere stati noi a renderli felici, per
lo meno in quel momento.
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