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Dal primo secolo a.C., oltre ai prigionieri di guerra, un gran numero di schiavi colpevoli di gravissimi delitti furono costretti a diventare gladiatori.

Avevano l’obbligo di entrare in una scuola di gladiatori e nella maggior parte dei casi rimandavano la loro pena di morte ma avevano anche la possibilità di riabilitarsi.

Alcuni gladiatori riuscirono a riconquistare un posto nella società combattendo nell’arena e dimostrando coraggio e bravura con prestazioni che catturavano l’approvazione degli spettatori.

Per alcuni schiavi la prospettiva era peggiore; alcuni venivano condannati alla morte per mezzo di bestie feroci (ad bestias). Anche i cittadini che commettevano gravissimi reati potevano essere condannati alla morte atroce nell’arena, per mezzo della spada (ad gladium) e per altri schiavi c’era la morte ancora più tragica, per crocifissione (crucifixio).

La maggiorparte dei gladiatori, quindi, erano costretti in questo ruolo ma non mancavano gli uomini liberi che si presentavano volontariamente perché affascinati dal rischio e dalla violenza.

Questi uomini stipulavano un contratto che durava per un certo periodo ed entravano nelle scuole dei gladiatori per prepararsi ai combattimenti.

Molti lo facevano per denaro, altri perché attratti dalle forti emozioni che si subivano durante i combattimenti, altri per lasciarsi alle spalle uno stato di grande povertà che gli rendeva molto difficile vivere e trovarsi una collocazione dignitosa nella società.

Gladiatori Romani