Fotografie
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parte delle persone, quando fotografano qualcosa, non sono lì a fare esperienza dell’evento
che hanno di fronte, sono più concentrati a
realizzare una foto da visionare in un secondo
momento, in questo modo si perdono l’impressione e la bellezza del momento. Stanno semplicemente rimandando l’esperienza”.
Dopo che Heino ebbe condiviso con me
queste sue impressioni dal profondo del cuore,
gli ho detto che io, per i larghi formati, porto
spesso fuori le mie attrezzature che pesano 50
kg e poi cerco un posto dove vedo qualcosa che
penso possa trasformarsi in una bella foto. Per
montare ogni cosa devo lavorare 45 minuti. Realizzo il mio scatto e metto a fuoco l’immagine
sullo schermo smerigliato. Spesso - e devo dire
sempre più spesso - contemplo l’immagine
che ho appena composto, godendomi la pace
e la bellezza del piccolo rettangolo di vita che
emerge da sotto il panno scuro, poi o mi siedo
a godere solamente della solitudine di ciò che
mi circonda o tiro fuori un libro e leggo, senza
nemmeno scattare la fotografia. Per me è spesso
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il viaggio, più che lo scatto vero e proprio, che
soddisfa la mia passione per la living art.
Dopo aver ascoltato il mio piccolo soliloquio
Heino si è messo a ridere. “Hai visto il nuovo
film intitolato I Sogni Segreti di Walter Mitty?”
mi ha chiesto. Ho risposto che ne avevo sentito parlare ma che non l’avevo mai visto. “DEVI
assolutamente guardarlo - mi ha detto - c’è una
parte in cui questo personaggio”Mitty” incontra
sul pendio di una montagna un fotografo di cui
era alla ricerca. Il fotografo ha la sua lunga lente
puntata su un leopardo delle nevi molto raro,
situato sulla vetta opposta, ma non scatta mai la
foto. Spiega a Mitty che a volte solo il fatto di
essere sul luogo è sufficiente. E’ divertente che tu
abbia menzionato lo stesso concetto. Credo che
non sia sempre “scattare la foto” il sentimento di
molti fotografi professionisti”.
“Molte delle fotografie più grandiose - ha
continuato -, quelle che vediamo nei notiziari,
sono state preparate. Molto spesso per scattare
una bella foto occorre pianificare e creare. Nel
1945 i russi mostrarono la foto ormai famosa
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Fotografia
„Ich würde gern in Zürich bleiben, denn die
Kunden, Galerien und Mäzene sind hier, ausserdem lieben die Menschen hier meine Blumen-Fotografien.“
Da ich selbst Fotograf mittel- und grossformatiger Bilder bin, fragte ich Heino, ob er Lust
hätte, mich bei einem Fotoshoot in der Umgebung zu begleiten. Ich war etwas schockiert, als
er erklärte, dass er zwar noch seine alte 8x10
Sinar Ausrüstung besass, allerdings kein Interesse mehr an Shootings dieser Art hatte.
„Ich fotografiere ausserhalb des Studios
nicht mehr“, erklärte er. „Ich habe erkannt, dass
man mit einer Kamera vor dem Gesicht oft den
‚Moment’ verpasst...man verpasst das Leben.
Ich würde lieber eine Gegend erkunden, und
mit dem Anhänger zurückkommen, wenn ich
einen Ort finde, der mir gefällt.“
„Meine Art der Fotografie definiere ich als
‚Rückkehr zur Gegenwart’. Wir leben heute alle
so sehr in unseren Erinnerungen oder schauen
ständig in die Zukunft, dass wir das Heute ver-
gessen und nicht im Jetzt leben. Die meisten
Menschen fotografieren etwas, nicht um das
Ereignis bewusst mitzuerleben, sondern um es
später anzusehen. Sie verpassen damit den Eindruck und die Schönheit des Moments und
verschieben ihn stattdessen einfach auf später.“
Nach diesem anrührenden Bekenntnis
erzählte ich Heino, dass ich mit meinen 50 Kilo
grossformatiger Ausrüstung oft auf die Suche
nach einem Ort mit einem vielversprechendem Motiv gehe. Ich verbringe ca. 45 Minuten
mit dem Aufbau der Kamera, wähle sorgfältig
den Bildausschnitt und fokussiere das Bild auf
die Mattscheibe. Oft sinniere ich dann über
das Bild, das ich gerade komponiert habe, geniesse den Frieden um mich und das wunderbare kleine Rechteck Leben unter meinem
schwarzen Tuch. Dann sitze ich, geniesse einfach nur die Einsamkeit oder lese, ohne jemals
das Foto gemacht zu haben. Für mich ist oft der
Weg zum Bild, nicht das Bild selbst, was meine
Leidenschaft für lebendige Kunst schürt.
Nachdem er meinem Selbstgespräch gelauscht hatte, lachte Heino. „Kennst du den Film
‚Das erstaunliche Leben des Walter Mitty?“,
fragte er mich. Ich antwortete, dass ich wohl
davon gehört, ihn aber nicht gesehen hatte. „Du
MUSST ihn dir unbedingt ansehen“, befahl er.
„Da gibt es eine Stelle im Film, wo Mitty an
einem Berghang einen Fotografen trifft, nach
dem er gesucht hatte. Der Fotograf hatte sein
langes Objektiv auf einen seltenen Schneeleoparden gerichtet, der auf der gegenüberliegenden
Bergs