Art en Suisse 1/2015 Mar/Apr/May | Page 56

Fotografie 56 ArtSuisse en parte delle persone, quando fotografano qualcosa, non sono lì a fare esperienza dell’evento che hanno di fronte, sono più concentrati a realizzare una foto da visionare in un secondo momento, in questo modo si perdono l’impressione e la bellezza del momento. Stanno semplicemente rimandando l’esperienza”. Dopo che Heino ebbe condiviso con me queste sue impressioni dal profondo del cuore, gli ho detto che io, per i larghi formati, porto spesso fuori le mie attrezzature che pesano 50 kg e poi cerco un posto dove vedo qualcosa che penso possa trasformarsi in una bella foto. Per montare ogni cosa devo lavorare 45 minuti. Realizzo il mio scatto e metto a fuoco l’immagine sullo schermo smerigliato. Spesso - e devo dire sempre più spesso - contemplo l’immagine che ho appena composto, godendomi la pace e la bellezza del piccolo rettangolo di vita che emerge da sotto il panno scuro, poi o mi siedo a godere solamente della solitudine di ciò che mi circonda o tiro fuori un libro e leggo, senza nemmeno scattare la fotografia. Per me è spesso ArtSuisse en il viaggio, più che lo scatto vero e proprio, che soddisfa la mia passione per la living art. Dopo aver ascoltato il mio piccolo soliloquio Heino si è messo a ridere. “Hai visto il nuovo film intitolato I Sogni Segreti di Walter Mitty?” mi ha chiesto. Ho risposto che ne avevo sentito parlare ma che non l’avevo mai visto. “DEVI assolutamente guardarlo - mi ha detto - c’è una parte in cui questo personaggio”Mitty” incontra sul pendio di una montagna un fotografo di cui era alla ricerca. Il fotografo ha la sua lunga lente puntata su un leopardo delle nevi molto raro, situato sulla vetta opposta, ma non scatta mai la foto. Spiega a Mitty che a volte solo il fatto di essere sul luogo è sufficiente. E’ divertente che tu abbia menzionato lo stesso concetto. Credo che non sia sempre “scattare la foto” il sentimento di molti fotografi professionisti”. “Molte delle fotografie più grandiose - ha continuato -, quelle che vediamo nei notiziari, sono state preparate. Molto spesso per scattare una bella foto occorre pianificare e creare. Nel 1945 i russi mostrarono la foto ormai famosa 57 Fotografia „Ich würde gern in Zürich bleiben, denn die Kunden, Galerien und Mäzene sind hier, ausserdem lieben die Menschen hier meine Blumen-Fotografien.“ Da ich selbst Fotograf mittel- und grossformatiger Bilder bin, fragte ich Heino, ob er Lust hätte, mich bei einem Fotoshoot in der Umgebung zu begleiten. Ich war etwas schockiert, als er erklärte, dass er zwar noch seine alte 8x10 Sinar Ausrüstung besass, allerdings kein Interesse mehr an Shootings dieser Art hatte. „Ich fotografiere ausserhalb des Studios nicht mehr“, erklärte er. „Ich habe erkannt, dass man mit einer Kamera vor dem Gesicht oft den ‚Moment’ verpasst...man verpasst das Leben. Ich würde lieber eine Gegend erkunden, und mit dem Anhänger zurückkommen, wenn ich einen Ort finde, der mir gefällt.“ „Meine Art der Fotografie definiere ich als ‚Rückkehr zur Gegenwart’. Wir leben heute alle so sehr in unseren Erinnerungen oder schauen ständig in die Zukunft, dass wir das Heute ver- gessen und nicht im Jetzt leben. Die meisten Menschen fotografieren etwas, nicht um das Ereignis bewusst mitzuerleben, sondern um es später anzusehen. Sie verpassen damit den Eindruck und die Schönheit des Moments und verschieben ihn stattdessen einfach auf später.“ Nach diesem anrührenden Bekenntnis erzählte ich Heino, dass ich mit meinen 50 Kilo grossformatiger Ausrüstung oft auf die Suche nach einem Ort mit einem vielversprechendem Motiv gehe. Ich verbringe ca. 45 Minuten mit dem Aufbau der Kamera, wähle sorgfältig den Bildausschnitt und fokussiere das Bild auf die Mattscheibe. Oft sinniere ich dann über das Bild, das ich gerade komponiert habe, geniesse den Frieden um mich und das wunderbare kleine Rechteck Leben unter meinem schwarzen Tuch. Dann sitze ich, geniesse einfach nur die Einsamkeit oder lese, ohne jemals das Foto gemacht zu haben. Für mich ist oft der Weg zum Bild, nicht das Bild selbst, was meine Leidenschaft für lebendige Kunst schürt. Nachdem er meinem Selbstgespräch gelauscht hatte, lachte Heino. „Kennst du den Film ‚Das erstaunliche Leben des Walter Mitty?“, fragte er mich. Ich antwortete, dass ich wohl davon gehört, ihn aber nicht gesehen hatte. „Du MUSST ihn dir unbedingt ansehen“, befahl er. „Da gibt es eine Stelle im Film, wo Mitty an einem Berghang einen Fotografen trifft, nach dem er gesucht hatte. Der Fotograf hatte sein langes Objektiv auf einen seltenen Schneeleoparden gerichtet, der auf der gegenüberliegenden Bergs