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I nuovi piani per l’autunno, se non sarà tardi Aldo Giuntini Una volta tanto la responsabilità della recessione non è solo degli italiani, ma una buona parte di essa va ricercata nella emergenza sanitaria mondiale che da noi doveva cessare il 31 luglio ma che è stata prorogata e chissà che di proroghe non ve ne saranno altre. Dalla crisi però occorre uscire, ma come? In questi mesi i provvedimenti di varia natura legislativa si sono susseguiti compreso il decreto legge di Ferragosto con risultati disomogenei e insoddisfacenti. L’unica cosa certa è stata un’ulteriore proroga della cassa integrazione senz’altro utile, ma nello stesso tempo diseducativa per certi imprenditori. In tutta questa nebulosa si è manifestata la vicenda degli Stati generali quasi fossero la stella polare a cui i naviganti di una volta e non quelli di oggi facevano riferimento. Un contenitore dal quale attingere idee per la ripresa. L’idea di raccogliere proposte non sarebbe certo male a patto però di avere il tempo per elaborarle ed avviarne la messa in pratica. Gli invitati al tavolo rappresentavano la componente produttiva, le parti sociali ovvero coloro i quali a vario titolo hanno un ruolo nella vita politica del Paese. Dalla lettura del documento conclusivo illustrato agli Stati Generali non si ricavano indicazioni positivamente devastanti, ma indicazioni di basso profilo, scontate ed addirittura degli errori grossolani .Dei temi trattati dal rapporto vale la pena di sfogliarne qualcuno tipo “Infrastrutture, ambiente volano per il rilancio” nel quale si sostiene la necessità di investire in infrastrutture necessarie. Quale è la ricetta? Un piano straordinario realizzato secondo il Modello Ponte di Genova portato ad esempio di buona pratica, nonostante equivalga quasi alla sospensione delle garanzie costituzionali per un cittadino! Va bene semplificare, ma quel che è stato fatto per Genova era dettato da un’esigenza straordinaria e non può essere il quotidiano. E poi un piano per le infrastrutture di telecomunicazioni anche questo niente di speciale visto lo stato della rete sull’intero territorio nazionale . Promuovere poi il passaggio al 5G, con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti che ormai è ben più del vecchio IRI e delle Partecipazioni statali sarà senz’altro utile ma forse una verifica dell’impatto dei campi elettromagnetici che si generano sarebbe da fare a priori e non dopo il verificarsi di malattie o altri fenomeni Luoghi comuni anche per il piano dedicato alle infrastrutture energetiche: necessità di accelerare gli iter autorizzativi, promuovere la decarbonizzazione, incentivare le “nuove tecnologie emergenti” ossia il nuovo che rafforza l’emergente ossia il nuovo nascosto! Insomma la fame di energia è tanta e questo lo si sa, quindi produciamo l’energia necessaria. Idea innovativa? E poi la solita “economia circolare” che si cita ormai per tutto o quasi ed ancora le infrastrutture idriche da manutenere: ma da quanto tempo si dice che i nostri acquedotti, soprattutto in certe realtà sono simili a degli scolapasta! Insomma non ci voleva il Rapporto Colao per dirlo. Sulla mobilità i luoghi comuni proseguono con le piste ciclabili le colonnine per la ricarica elettrica, l’uso del metano per i veicoli, l’intermodalità delle merci e via discorrendo. Ma le “sorprese” non finiscono qui e poi chissà quante altre ce ne sono nel rapporto. Ed allora nel momento in cui si va a leggere il capitolo “Coinvolgere investimenti privati per finanziare infrastrutture sociali” si scoprono “l’edilizia abitativa” e “l’edilizia sociale”. Edilizia sociale che non si riferisce alle case popolari, ma alle scuole e agli ospedali e per i quali si invoca il finanziamento pubblico-privato. Non si dice nulla sulla necessità di remunerare nella giusta misura l’investimento privato, forse lo si da’ per scontato ma potrebbe non essere così anche se la sanità dovrebbe rientrare prevalentemente nel welfare statale. Quanto all’edilizia abitativa anche qui c’è il riferimento al finanziamento pubblico-privato come più o meno oggi ancora accade, ma nulla si dice per la fascia economicamente più debole e il richiamo al modello del Comune di Milano lascia perplessi ancora di più in un momento di crisi come l’attuale. Insomma idee per la ripresa non se ne vedono, anzi la ripresa non ha idee e ancora una volta rischiamo di dovercela fare senza il Governo. Ma degli Stati Generali, del Rapporto Colao ed altri studi che il Governo ha commissionato in questi mesi non se ne sente parlare almeno in questo scorcio di estate, che siano come le foglie che cadono in autunno? la PROPRIETÀ edilizia • Agosto/Settembre 2020 | 13