ARPE-6 | Page 47

to atmosferico possa aumentare la vulnerabilità degli esposti al Covid-19 a contrarre, se contagiati, forme più serie. Tuttavia, deve ancora essere stimato il peso dell’inquinamento rispetto ad altri fattori concomitanti e confondenti. Peraltro, la probabilità di trasmissione airborn, del virus, in outdoor è molto bassa. Esiste poi un altro fronte di analisi delle relazioni fra Covid-19 e ambiente, ed è relativo agli effetti che le attività di prevenzione del contagio che saranno messe in campo alla fine del lockdown potranno avere sul contagio. Un esempio, immediato, all’inizio dell’epidemia si è avuto con i prodotti monouso. Da alcuni anni, giustamente, abbiamo provato a ridurre, progressivamente, la commercializzazione dei prodotti monouso, spesso di plastica, per contribuire alla riduzione della produzione di rifiuti ed anche alla limitazione della immissione di nuova plastica nell’ambiente. Diversamente dall’inizio di questa pandemia abbiamo assistito, anche in questo caso, inevitabilmente, alla loro moltiplicazione. Ma, in materia di inquinamento, c’è dell’altro che non può essere sottovalutato. Gli effetti del lockdown in Lombardia hanno provocato un sensibile calo dell’inquinamento atmosferico, dovuto in larga parte alla pausa nell’esercizio delle industrie, che hanno interrotto la immissione in atmosfera di particolato e altre sostanze nocive. Questo lo hanno certificato le centraline di rilevazione di ARPA Lombardia, ma anche numerose immagini da satellite, che hanno restituito un’atmosfera, finalmente più trasparente. Può sembrare strano, però, che lo stesso fenomeno non è stato registrato nel Lazio, dove non è stato riscontrata alcuna diminuzione dell’inquinamento atmosferico, nonostante le poche industrie esistenti si siano fermate, e il traffico veicolare, leggero e pesante, si è ridotto praticamente a zero. Ne consegue che è possibile sospettare che in questa Regione l’inquinamento atmosferico sia prevalentemente dovuto al riscaldamento domestico che, in questi mesi, a causa della forzata permanenza a casa di molti cittadini, ha funzionato più del solito, ma, soprattutto, perché la maggior parte degli impianti domestici sono antiquati e causano la gran parte dell’inquinamento. È vero che nei prossimi 6 mesi questo fattore verrà sicuramente meno, ma c’è da chiedersi cosa accadrà al termine del lockdown, quando il traffico veicolare tornerà a crescere e, soprattutto, le esigenze di distanziamento fra gli utenti richiederanno la intensificazione delle corse dei servizi pubblici che, a Roma, sono per la maggior parte piuttosto vecchi, e quindi molto inquinanti. Non è forse il caso di indirizzare degli investimenti massicci per l’acquisto di mezzi pubblici elettrici? *Associato di Geologia all’Università “La Sapienza” di Roma, Vicepresidente nazionale di FEDERPROPRIETÀ Ambiente