Protezione catodica e calcestruzzo armato
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l’ingresso di cloruri che raggiungono alle armature un tenore sufficiente ad
innescare fenomeni corrosivi. In tal caso la corrosione è di tipo localizzato.
I cloruri possono provenire dal mare come anche dai sali antigelo utilizzati durante la
stagione invernale. Nei periodi invernali è normale vedere in azione gli spargisale sulle
nostre strade, ma il sale utilizzato per evitare la formazione di ghiaccio sulla superficie
stradale gioca anche un ruolo importante nei fenomeni di corrosione nel calcestruzzo
armato. Per le armature in acciaio al carbonio, il “tenore critico” necessario all’inne-
sco della corrosione è compreso tra 0.4-1% rispetto al peso di cemento per opere
in calcestruzzo esposte all’atmosfera.
Per preservare l’integrità delle armature nel calcestruzzo armato, scienza e tecnolo-
gia ci mettono a disposizione diverse possibili soluzioni. Prima di tutto è opportuno
confezionare un calcestruzzo di alta qualità: corretta miscela soprattutto in termini
di quantitativo di cemento e acqua, corretta esecuzione e stagionatura, adozione di
un adeguato copriferro. In ambienti particolarmente aggressivi si può ricorrere a pro-
tezioni aggiuntive: tra queste vogliamo ricordare le armature resistenti a corrosione,
soprattutto gli acciai inossidabili, l’utilizzo di inibitori di corrosione, l’applicazione di
rivestimenti sulla superficie esterna, del calcestruzzo, l’utilizzo di particolari additivi
alle miscele per aumentare l’impermeabilità all’acqua, e l’impiego della protezione
catodica.
La protezione catodica nel calcestruzzo ha una storia relativamente recente. La pri-
ma applicazione risale al 1973: R.F. Stratfull applicò il sistema alle solette di ponti
autostradali inquinati da cloruri nel Nord America. Il sistema di funzionamento della
protezione catodica nel calcestruzzo non si differenzia molto dagli altri ambienti: le
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