Antigone 15 Aprile 2015 | Page 31

concentramento. Lo scandalo dei desaparecidos emerse anche a seguito della coraggiosa battaglia delle madri di molti di loro che, organizzandosi nel movimento delle Madres de Plaza de Mayo, ogni giovedì pomeriggio scendevano in piazza per chiedere la verità sulla sorte dei loro figli e l’eventuale restituzione dei loro cadaveri: “La tecnica di eliminazione di massa attraverso la desaparición permette di procrastinare indefinitamente le rimostranze di famiglie che non possono smettere di sperare. Che, ancora oggi, non riescono a credere che il loro caro non tornerà più, non avendone visto il cadavere. […] Non è possibile, oggi, ripensare alle atrocità dei militari argentini senza ricordare la tragedia di Antigone, che coglie il limite che il potere pone al singolo, anche in contrasto con il diritto naturale. Ma il successo di un disegno politico si misura al momento della sua attuazione. E se tutti sanno in quei momenti che i militari non si trattengono dal torturare o uccidere chiunque sia da essi considerato un ostacolo, nessuno può del pari pensare che essi arrivino a dichiarare guerra al loro stesso popolo. Che arrivino, come cloni disumani del disumano Creonte, fino al rifiuto di restituire ai familiari le spoglie del nemico ucciso. Fino a negarne l’uccisione. Non una volta, non per svista, errore o dolo isolato, bensì trentamila volte, come frutto vale a dire di una strategia del terrore deliberatamente adottata e militarmente pianificata in ogni suo dettaglio. Nessun essere umano può, in quei momenti, comprendere la disumanità dei militari. Non è un caso che, come nella Germania post-nazista, molti in Argentina possano oggi dire e dirsi – entro certi limiti perfino in buona fede – che non sapevano: alla radice di ogni processo di conoscenza c’è un atto di volontà, a cui è possibile sottrarsi sotto l’effetto del terrore. Che tanti possano dire di non aver saputo dimostra la gravità del trauma inferto all’intera popolazione”.

Le Madres de Plaza de Mayo