CREONTE RE, CREONTE PADRE
Il relativismo e la perdita di punti di riferimento assoluti che deve affrontare l’uomo del Novecento rendono anche possibile mettere in discussione la figura del padre che, da modello indiscutibile, diventa progressivamente la controparte dell’adolescente in conflitto con l’autorità, fino alla negazione della patria potestà e al ridimensionamento dell’impostazione patriarcale della famiglia. “Ti supplico, padre, che io ti ammiri, che io ti ammiri ancora! Sono troppo solo e il mondo è troppo spoglio se non posso più ammirarti” dice Emone quando, discutendo con il padre, si rende conto che è il padre, almeno dal suo punto di vista, non è infallibile.
1942. Antigone va nuovamente in scena, in una delle innumerevoli rappresentazioni di cui è protagonista. Ma questa volta, Antigone interpreta Antigone. La protagonista della tragedia di Anouilh, infatti, sembra recitare la parte dell’eroina classica, giocando in qualche modo a ribellarsi, senza, tuttavia, vittima della disillusione dell’età contemporanea, credere davvero nei valori per cui si sacrifica, espressione di una cultura che non può più appartenerle.
L’opera inizia con un Prologo regista che dà vita ai personaggi e, come una sorta di ciak si gira, avvia la rappresentazione: i personaggi-attori si rivelano, però, incapaci di restare fedeli alla mentalità di personaggi classici assegnata loro e se ne distaccano progressivamente fino a scoprire le loro vere identità.
Se in Sofocle c’era un netto conflitto tra la dimensione personale, dipendente dalle norme familiari, e quella politica, che le si opponeva, qui i due piani non sono più in contrapposizione, ma l’eroina porta avanti due battaglie parallele contro Creonte. Da un lato, la reciproca incomunicabilità tra adolescenza ed età adulta provoca un conflitto generazionale, dall’altro è presente l’inevitabile scontro tra ribelle e potere costituito. D’altronde, l'opera risente dell'epoca in cui è scritta: sono gli anni in cui iniziava ad organizzarsi la Resistenza all’occupazione tedesca e al governo fantoccio di Vichy.
Antigone ed Emone incarnano perfettamente la figura, tipicamente novecentesca, dell’adolescente timoroso e allo stesso tempo ansioso di crescere, che cerca l’autoaffermazione anche attraverso lo scontro con l’adulto.
A sottolineare l’immaturità di Antigone troviamo all’inizio la sua nutrice, personaggio assente nella versione sofoclea inserito in un’opera che invece è generalmente fedele per trama e personaggi alla tragedia greca. Qui, Antigone vive ancora in un mondo dove tutto è bianco o nero e quindi è ancora possibile credere negli ideali assoluti della civiltà degli eroi. “Vi parlo da troppo lontano adesso, da un regno nel quale non potete più entrare con le vostre rughe, la vostra saggezza, la vostra pancia.” dice Antigone a Creonte che non potrà mai comprenderla perché ormai, con l’ingresso nell’età adulta, ha perso ogni illusione ed è ancorato alla scarna realtà, ormai priva di ideali; anche Antigone, maturando, alla fine della tragedia, si renderà conto della relatività dei suoi valori e si pentirà; ma il suo sacrificio è ormai inevitabile. Questo
ANOUILH
ANTIGONE È USCITA DALLA PARTE
Di Giorgia Pellegrino e Irene Sibille