Antigone 15 Aprile 2015 | Page 10

ANCHE AI FILOSOFI PIACE ANTIGONE

Di Riccardo Cravero e Matteo Sesia

Verosimile redazione di un diario di S. Kierkegaard

Di Riccardo Cravero e Matteo Sesia.

È uno dei filosofi più noti nel panorama occidentale, le cui opere hanno influenzato gran parte dei pensatori contemporanei. Adesso, grazie alla ristampa del suo Diario ed al ritrovamento di alcune pagine inedite dello stesso, possiamo scoprire il lato più personale e intimo di Søren Kierkegaard.

Queste poche pagine di appendice ci mostrano un Kierkegaard appena diciassettenne alle prese con le prime esperienze in campo filosofico. L'opportunità di avvicinarsi alla filosofia gli fu data in occasione della celebrazione del sessantesimo compleanno del maggior pensatore dell'epoca: Georg Wilhelm Friedrich Hegel.

Infatti pochi sanno che per questa ricorrenza venne organizzata una conferenza che vide la partecipazione del giovane Kierkegaard. Altro grande ospite, nonché grande filosofo, fu Friedrich Schelling. Onorata di ospitare tanto illustri personaggi fu l'Università di Jena, dove Hegel aveva ottenuto la sua prima cattedra universitaria.

Questo convegno, il cui tema era "Necessità e Libertà: Riflessioni sull'Antigone di Sofocle" ebbe un enorme impatto sul futuro filosofo, che con queste parole lo ricorda:

"Convegno concluso. C'è da dire che sono rimasto colpito da ciò che ho avuto modo di apprendere quest'oggi. Anche se non posso nascondere una punta di delusione: il Grande Hegel di cui così tanto ho sentito parlare non mi ha affatto convinto. Questa sua continua dialettica, questo Assoluto, fin da subito mi rese perplesso.

Come può non riconoscere in Antigone una giovane angosciata, sola nelle proprie scelte, portatrice di una consapevolezza che non può condividere con nessun altro? Pensavo: riconoscerà almeno la sua singolarità? Invece no, ritorna l'Assoluto. Non posso negare il fascino della sua interpretazione, ma perché sminuire l'individualità di Antigone, rendendola parte anonima di un tutto? Perché le sue azioni dovrebbero essere una mera espressione delle leggi di Natura, di quelle leggi non scritte ma ugualmente vincolanti? Hegel non vede che questo, una contrapposizione tra leggi dello Stato (le ha chiamate anche leggi degli dei superi), incarnate da Creonte, quelle leggi che ogni popolo si dà e di cui lo Stato è garante, e le leggi di Natura (o degli dei inferi), che sono intrinseche nell'animo umano e di cui sono garanti la famiglia, ed in particolare la donna, in quanto l'uomo, dovendo partecipare attivamente alla vita politica della πολις, è costretto a sottostare alle leggi del diritto positivo. Fin qui tutto chiaro, potenzialmente condivisibile, ma poi torna la mania per l'Assoluto, con ragionamenti contorti e quanto mai assurdi.

Ecco che questa contrapposizione si rivela apparente: da un primo momento di unilateralità si arriva a comprendere (o almeno secondo Hegel) che in realtà queste posizioni sono complementari, e nessuna può veramente prevalere sull'altra, tanto che ferendo l'altra parte, tanto Antigone quanto Creonte finiscono col decretare la propria fine, danneggiandosi indirettamente con le proprie mani.