ANASTASIA UNA FAVOLA RUSSA ANASTASIA UNA FAVOLA RUSSA | Page 4

Anna Enderson riuscì anche ad essere accolta da quella che riteneva fosse sua cugina Xenia, affinché fosse, pubblicamente, riconosciuta la sua identità.
Nel 1963, invece ― quindi, 5 anni dopo l’ uscita del film Anastasia in cui si racconta la storia della zarina sopravvissuta allo sterminio attraverso i ricordi appartenenti alla Anderson— Eugenia Smith( Eugenia Drabek Smetisko. Chicago, 1899 –
1997) una donna di Chicago, si presenta al pubblico mondiale come la vera e presunta erede della leggendaria figura della zarina Anastasia. In realtà la signora Smith che affermò di aver tenuto nascosto per anni il suo lignaggio reale costruì a differenza di Anna Anderson con diversa maestrìa il suo personaggio. Dapprima dipinse quadri che avevano la funzione di luoghi della memoria. In essi, infatti, la donna fissava scene della vita passata cioè quella che avrebbe vissuto a corte negli anni della fanciullezza. Poi come scrittrice, pubblicò un libro dal titolo autobiografico: La granduchessa Anastasija Nikolaevna Romanova che risultò essere un riassunto della sceneggiatura del film, al quale l’ autrice aggiunse altri dettagli. [ Cfr. Lei racconta una vivida storia dell’ assassinio, liberazione e fuga.]
Ma la reale celebrità fu raggiunta da Eugenia Smith grazie agli articoli che le dedicò il Life, il 18 ottobre 1963. Tuttavia, il servizio pubblicato nella rivista smentì la sua identità. La“ pseudo-Anastasia” non riuscì a convincere due antropologi che ne confrontarono il volto con quello della zarina, ed una grafologa che non trovò alcuna somiglianza tra la sua scrittura e quella della granduchessa. Difatti, Eugenia Smith sino alla morte restò ferma nelle sue convinzioni rifiutandosi di sottoporsi al test del DNA per screditare i dubbi degli scienziati.