AMys - Bollettino Informativo N.20 -Marzo 2015 | Page 12

PAGINA 12 Agostino Morosi ci racconta l’incontro con Alfredo Castelli a Cartoomics. In tempi non sospetti, prima che si mormorasse dell'imminente remake di Kriminal, Luigi Bernardi alla sceneggiatura e Onofrio Catacchio ai disegni, avevano reinterpretato le origini e il mito del primo degli eroi neri. Sono tutti figli di Fantomas i mille assassini che imperversavano nelle edicole sino alla metà degli anni settanta. Per conoscere la storia della creatura di Pierre Souvestre e Marcel Allain vi consiglio lo splendido libro di Alfredo Castelli pubblicato da Coniglio editore nel 2011 "Fantomas, un secolo di terrore": lì verrano esauste tutte le vostre curiosità. Fantomax è disponibile da Gennaio in fumetteria e in edicola per le Edizioni Cosmo al costo di 5,50€. Tra i tanti appuntamenti organizzati durante la tre giorni di Cartoomics, quello a cui non poteva mancare nessun fan è stato l’incontro di Domenica 15 Marzo con Alfredo Castelli e Laura Scarpa, per presentare il nuovo volume delle edizioni ComicOut sulla vita professionale di Alfredo Castelli prima di Martin Mystère e dell'Omino Bufo. Ascoltare gli aneddoti dell’autore è sempre un piacere e mai come in questo caso hanno avuto anche un carattere storico. Nel secondo dopoguerra il fumetto era considerato una forma di scrittura diseducativa e senza spessore. I genitori di allora avevano l’opinione che fossero letture sciocche e che il carattere maiuscolo dei testi facesse male alla vista. Il governo considerò addirittura la possibilità di vietarne la vendita. I primi ricordi di Alfredo relativi al fumetto sono legati ad una sua cugina di tre anni più grande che aveva in casa qualche albo di “Topolino”. Anche i suoi genitori all’inizio consideravano il fumetto come una lettura di poco conto e gli concedevano raramente qualche albo del “Corriere dei Piccoli”. Quasi provvidenzialmente il BVZAlf si ammalò di scarlattina e fu costretto all’isolamento in casa per un periodo relativamente lungo, durante il quale i genitori gli concessero la lettura dei fumetti senza problemi. Da qui nacque una passione che non è più venuta meno. Negli anni ’60, durante il liceo, ideò i suoi primi personaggi come “Scheletrino” e “Superdan”. Si cimentò anche nel disegnare le proprie creazioni, ma si rese conto presto che il disegno non era propriamente alla sua portata, per cui si dedicò esclusivamente alla scrittura delle sceneggiature. Ai suoi tempi i metodi di insegnamento riuscivano a rendere noiosi anche gli argomenti più interessanti, per cui uno dei principi guida nella creazione dei suoi fumetti è ancora oggi quello di rendere leggera e coinvolgente la scoperta di argomenti scientifici o storici. L’incontro è proseguito con qualche spot su vari punti del libro lasciando però al lettore il piacere di scoprirli da solo, come ad esempio la descrizione di alcune immagini del “Corriere dei Piccoli” che al giorno d’oggi non sarebbero più ammesse nei fumetti per bambini.