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Agostino Morosi ci racconta l’incontro con Alfredo Castelli a Cartoomics.
In tempi non sospetti, prima che si mormorasse
dell'imminente remake di
Kriminal, Luigi Bernardi
alla sceneggiatura e Onofrio Catacchio ai disegni,
avevano reinterpretato le
origini e il mito del primo
degli eroi neri. Sono tutti
figli di Fantomas i mille
assassini che imperversavano nelle edicole sino alla
metà degli anni settanta.
Per conoscere la storia della creatura di Pierre Souvestre e Marcel Allain vi consiglio lo splendido libro di
Alfredo Castelli pubblicato
da Coniglio editore nel
2011 "Fantomas, un secolo
di terrore": lì verrano esauste tutte le vostre curiosità.
Fantomax è disponibile da
Gennaio in fumetteria e in
edicola per le Edizioni Cosmo al costo di 5,50€.
Tra i tanti appuntamenti organizzati
durante la tre giorni di Cartoomics,
quello a cui non poteva mancare nessun fan è stato l’incontro di Domenica 15 Marzo con Alfredo Castelli e
Laura Scarpa, per presentare il nuovo volume delle edizioni ComicOut
sulla vita professionale di Alfredo
Castelli prima di Martin Mystère e
dell'Omino Bufo. Ascoltare gli aneddoti dell’autore è sempre un piacere
e mai come in questo caso hanno
avuto anche un carattere storico.
Nel secondo dopoguerra il fumetto
era considerato una forma di scrittura diseducativa e senza spessore. I
genitori di allora avevano l’opinione
che fossero letture sciocche e che il
carattere maiuscolo dei testi facesse
male alla vista. Il governo considerò
addirittura la possibilità di vietarne
la vendita. I primi ricordi di Alfredo
relativi al fumetto sono legati ad una
sua cugina di tre anni più grande che
aveva in casa qualche albo di
“Topolino”. Anche i suoi genitori
all’inizio consideravano il fumetto
come una lettura di poco conto e gli
concedevano raramente qualche albo del “Corriere dei Piccoli”. Quasi
provvidenzialmente il BVZAlf si ammalò di scarlattina e fu costretto
all’isolamento in casa per un periodo
relativamente lungo, durante il quale
i genitori gli concessero la lettura dei
fumetti senza problemi. Da qui nacque una passione che non è più venuta meno.
Negli anni ’60, durante il liceo, ideò
i suoi primi personaggi come
“Scheletrino” e “Superdan”. Si cimentò anche nel disegnare le proprie creazioni, ma si rese conto presto che il disegno non era propriamente alla sua portata, per cui si dedicò esclusivamente alla scrittura
delle sceneggiature.
Ai suoi tempi i metodi di insegnamento riuscivano a rendere noiosi
anche gli argomenti più interessanti,
per cui uno dei principi guida nella
creazione dei suoi fumetti è ancora
oggi quello di rendere leggera e
coinvolgente la scoperta di argomenti scientifici o storici.
L’incontro è proseguito con qualche
spot su vari punti del libro lasciando
però al lettore il piacere di scoprirli
da solo, come ad esempio la descrizione di alcune immagini del
“Corriere dei Piccoli” che al giorno
d’oggi non sarebbero più ammesse
nei fumetti per bambini.